Costretto ai box da un infortunio, l'asso catalano si confessa in esclusiva a Sportmediaset su sport, impresa e famiglia
di Stefano Gatti© Kilian Jornet/NNormal Press Office
È un’estate anomala quella che - venendo subito al punto - costa a Kilian Jornet la partecipazione all’UTMB, l’Ultra Trail du Mont-Blanc. Un infortunio al sacro costringe il trentaseienne campione catalano (li compirà tra un paio di mesi) a rinunciare all’assalto alla ‘manita’ lungo i 170 chilometri e i diecimila metri di dislivello positivo della grande classica endurance di fine agosto/inizio settembre che - con partenza e arrivo a Chamonix - gira tutto attorno al Monte Bianco tra Francia, Italia e Svizzera. Tre volte vincitore tra il 2008 e il 2011 e poi ancora dodici mesi fa con il nuovo record "under-twenty" (sotto le venti ore di gara), il simbolo stesso delle corse sui sentieri si sta forzatamente prendendo una pausa "attiva" ed ha acconsentito ad occuparne una piccola - ma dal nostro punto di vista preziosa - parte accogliendo la nostra richiesta di un’intervista esclusiva per sportmediaset.it, alle cui domande - vogliamo sottolineare anche quest’altra anomalia... virtuosa - Kilian ha risposto a distanza ma per iscritto sulle corse, la famiglia, la sua nuova attività di imprenditore con il brand NNormal e la collaborazione con Vibram nell’ambito del Repairability Program presentato ad inizio estate dalla storica azienda di Albizzate (Varese).
Niente comodità tipo zoom, videocall o skype ma una modalità digitale sì ma... piacevolmente "old style" che a nostro modo di vedere dimostra da parte di Kilian attaccamento, cura e precisione. In fondo, non ci saremmo potuti aspettare nulla di meno dal numero uno indiscusso: “uno” che lungo questa estate anomala ha dovuto pure rinunciare ad andare a caccia del decimo sigillo personale nella cinquantesima edizione della mitica Sierre-Zinal di metà agosto ma - in gara oppure fermo ai box - resta il punto di riferimento, come hanno dimostrato i recentissimi tentativi di Nadir Maguet e di Manuel Merillas di battere il suo storico (e ormai decennale) record di salita e discesa del Cervino.
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A proposito di Gran Becca, ai primi di agosto il "nostro" non ha potuto essere presente in carne ed ossa alla presentazione di "A ognuno il suo Everest" (l'ultimo libro di Marino Giacometti) ai primi di agosto al CineMountain Festival di Cervinia/Valtournenche, ma il suo videocollegamento dalla Norvegia è stato il clou della serata. Non è però il passato - recentissimo o prossimo che sia - a spingere Kilian verso nuovi traguardi: il presente vibra di un sapiente mix tra attività sportiva e carriera da imprenditore. Iniziamo da qui la nostra conversazione a distanza, ma poi non così tanta.
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Sportmediaset: Il business e il successo imprenditoriale arriveranno mai a darti le stesse soddisfazioni dei successi sportivi?
Kilian: Beh sì, le emozioni sono diverse: nello sport attivo sono più… animalesche, hanno più a che fare con l’adrenalina del momento ma c’è una profonda soddisfazione anche nel realizzare un prodotto di qualità e ha oltretutto qualcosa in comune con un’impresa sportiva, perché arriva a conclusione di un lungo processo, con un team che spinge nella stessa direzione per sciogliere nodi e pervenire ad un grande risultato.
Sportmediaset: Kilian, il prossimo autunno sarà passato un anno dal lancio sul mercato - in collaborazione con CAMPER - del tuo brand NNormal, nato pochi mesi prima. Anche se gli orizzonti di una nuova attività imprenditoriale non sono mai di breve termine, puoi già fare un primo bilancio di questa scelta?
Kilian: Sono felice della decisione che ho preso e orgoglioso di quello che la nostra squadra è stata capace di realizzare in un solo anno. C’è molta strada da fare e siamo solo all’inizio ma sono contento perché abbiamo una visione molto chiara su quello che vogliamo fare per il futuro e una squadra al cento per cento concentrata sulla missione. Cambia molto tra essere semplicemente un atleta sponsorizzato da un’azienda, con la sola responsabilità di fornire un feedback su prodotto e marketing, ed essere invece impegnati su ogni singolo aspetto della compagnia. Richiede molto più tempo ma offre la possibilità di fare più differenza.
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È proprio nell’ambito di questa visione (“fare la differenza”) che NNormal e Vibram - leader mondiale nella produzione di suole in gomma ad alte prestazioni - hanno siglato un importante accordo di partnership, lanciato all’inizio dell’estate a Milano: il Repairability Program rappresenta una grande opportunità di prolungare la vita delle scarpe, sostenendo al tempo stesso piccole imprese indipendenti in tutta Europa. Vibram si avvale di calzolai in tutto il mondo per riparare diversi modelli di scarpe e seleziona calzolai in Francia, Italia e Spagna, appositamente formati per risuolare scarpe NNormal (l'iniziativa “Repair If You Care” impegna i due partners e l'utilizzatore finale alla riduzione degli sprechi) e ripararne le componenti più sottoposte ad usura (lacci, tomaie, filati e zona del tallone), prolungandone la vita. Uno dei pilastri dell’impegno di NNormal è rappresentato dal focus sulla durata. Le scarpe NNormal verranno risuolate con Zegalite, che utilizza la gomma ad alte prestazioni Vibram per garantire il massimo grip su terreni asciutti e bagnati. Torniamo però alla nostra conversazione con Kilian, nella falsariga di questo tema, declinato in… modalità Kilian!
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Sportmediaset: Con un vero e proprio colpo di scena, nel finale del docufilm Sketching The Future al quale abbiamo assisto a giugno al Virìbram Connection Lab di Milano riveli di aver corso le tue quattro gare 2022 (vincendone tre!) con lo stesso paio di scarpe. Come è stato possibile? È la dimostrazione che riparare le scarpe senza per forza cambiarle così spesso è possibile? È proprio questa la prima missione del tuo brand? Ce ne sono altre alle quali tieni in modo speciale?
Kilian: Il nostro primo obiettivo con la Kjerag era realizzare una scarpa competitiva su ogni distanza e terreno: quindi versatile e al tempo stesso (anzi in primo luogo) resistente, in modo da non dover cambiare calzature troppo spesso. In passato potevo arrivare ad alternare sei o sette diverse paia tra allenamenti e competizioni, a seconda della tipologia di gara ed a causa del loro logorio. Correre tutte le gare di un anno con un solo paio di scarpe è stata la prova che si può fare di più… con meno. Noi crediamo che nel processo di sostenibilità sia prioritario realizzare prodotti resistenti (e riparabili), in modo da consumare meno.
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Sportmediaset: Sembra esserci una contraddizione in termini (però voluta!) nel nome della tua azienda. Da un lato sembra alludere alla normalità (ad avvicinare la normalità dei runners di tutti i giorni alla tua straordinarietà di campione), dall’altro - Not Normal - invece spinge al superamento dei propri limiti. Qual è la verità? Sta come spesso avviene… nel mezzo?
Kilian: CAMPER punta da sempre sull’ironia nelle campagne di lancio dei suoi prodotti e il brand NNormal prosegue nel solco di questa tradizione. NNormal viene dall’unione di NORway (Norvegia, il Paese di adozione di Kilian, ndr) e MALlorca (Maiorca), dove si trova la sede del brand… Al tempo stesso gioca sul doppio senso tra ciò che è normale e ciò che non lo è, tra ciò che dovrebbe e ciò che non dovrebbe essere. Alla fine siamo un gruppo di persone normali che qualche volta fanno cose fuori dal comune e che però vogliono renderle normali nel futuro.
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Sportmediaset: Quindi NNormal riflette nel nome il doppio polo della tua esistenza: Norvegia e Maiorca, Scandinavia e mondo mediterraneo. Mi incuriosisce la tua vicenda umana e sentimentale, che ti ha portato dalla Catalogna alla Scandinavia. Quali sono le differenze a livello di stile di vita? Quali sono le differenze a livello di… terreno di gioco e di allenamento?
Kilian: Da un lato c’è l’anima mediterranea con il suo stile di vita, il sole che spinge la gente a stare all’aria aperta e un senso di comunità molto diffuso, che fa da ispirazione diretta alla creatività. Dall’altro c’è l’anima nordica, in tutti i sensi più fredda ma anche forte, adatta a sopportare le condizioni più dure e a perseguire con rigore i propri scopi, secondo un approccio meno fantasioso e più scientifico. Non solo questo: il suolo in Catalogna e a Maiorca è asciutto, abrasivo e duro. In Norvegia è bagnato, fangoso e freddo ma anche molto soffice. Con la circolazione istantanea di informazioni del giorno d’oggi, le tipologie di allenamento sono ormai uniformate, ma storicamente in Norvegia l’approccio rimane molto particolare, un po’ più basato sulla scienza.
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Sportmediaset: Come riesci a conciliare la tua attività di imprenditore con quella di atleta? Deleghi molto ai tuoi collaboratori? Hai sempre l’ultima parola?
Kilian: Sono molto cosciente di ciò che sono in grado di fare per conto mio ma al tempo stesso ancora più consapevole di ciò che resta fuori dal mio raggio d’azione. In questo sta l’importanza di delegare a chi ha abilità più specifiche. Siamo una grande squadra e ognuno di noi nel team NNormal ha il suo compito. Il mio è quello di atleta ma, siccome è un campo che amo e nel quale so di poter dare il mio contributo, sono quotidianamente coinvolto nel design dei nostri prodotti.
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Sportmediaset: Imprenditore, trailrunner o meglio atleta, alpinista: puoi assegnare percentuali precise a queste attività, nel presente e in prospettiva?
Kilian: In realtà per me è molto più semplice di così! Sono una persona che ama semplicemente andare in montagna e continuerò a farlo fino a quando ne avrò la possibilità. Probabilmente con passo sempre più lento, ma divertendomi allo stesso modo. Alla fine, andare per montagne richiede di base solo due cose: equipaggiamento e conoscenza. Dedicare tempo allo studio e allo sviluppo dell’equipaggiamento è il modo migliore per raggiungere questo obiettivo.
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Andare per montagne a passo di corsa o per il semplice piacere di farlo. Contro gli avversari o insieme ai propri affetti più stretti. La famiglia, crediamo di capire, come e forse più dello sport e del business è il vero faro di Kilian. Del suo modo di essere, di porsi, delle sue scelte anche radicali. Lo si respira dalle sue parole, dalle sue riflessioni, da un disincanto nel quale crediamo di essere nel giusto vedendoci per Kilian un vero e proprio elisir di lunga vita (e carriera). Disincanto e disciplina, rigore e libertà.
Sportmediaset: È possibile mettere in passo i tuoi molteplici impegni (che comportano lunghi o comunque frequenti periodi lontano da casa) con il tuo ruolo di genitore e le responsabilità che comporta?
Kilian: Credo di poterti dire che con mia moglie Emelie (Forsberg, top runner ancora molto attiva e... performante, ndr) ci siamo organizzati piuttosto bene. Conduciamo uno stile di vita molto semplice qui da noi in Norvegia e cerchiamo di passarci più tempo possibile, evitando di stare troppo in giro e facendo invece di casa nostra il nostro ufficio: un vero e proprio… training camp permanente. Quando le nostre bambine (Maj e Ylva-Li, ndr) erano ancora più piccole, dovevamo fare i turni tra allenamenti e ruolo genitoriale! Ora che loro vanno all’asilo è tutto più semplice, perché questo ci dà la possibilità di dedicare quotidianamente qualche ora agli allenamenti. Il resto del tempo è sempre per le nostre figlie. Quando poi le mettiamo a letto (per fortuna non vedono l’ora di farlo e dormono profondamente), noi possiamo tornare a lavorare.
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Sportmediaset: Quanta “corsa” c’è nella tua relazione con Emelie? È un argomento quotidiano?
Kilian: Certo che sì! A colazione non facciamo altro che parlare di questo e chiederci a vicenda quali sono i rispettivi piani di allenamento quotidiano, dove siamo diretti e magari scambiarci consigli sulla modalità dell’allenamento stesso e sul recupero.
Sportmediaset: In Italia (e non solo) percepiamo la tua figura come un riferimento assoluto per la corsa in natura. È una dimensione che ti responsabilizza, ti fa piacere, ti spaventa, ti lascia indifferente?
Kilian: In passato essere considerato un modello e un punto di riferimento mi metteva a disagio, come quando la gente mi chiedeva di fare una foto insieme e cose del genere. Sono una persona molto riservata e introversa e faccio tuttora fatica a capire come quello che faccio, che di base è mettere un piede davanti all’altro (sì ok, magari qualche volta più velocemente della media), possa essere fonte di ispirazione per il prossimo. Con il trascorrere del tempo però mi sono reso conto che questa riconoscibilità - invece che per soddisfare il proprio ego - può essere utilizzata come mezzo per condividere messaggi e temi di ben più ampia portata e importanza.
Sportmediaset: Ayrton, Muhammad Alì, Valentino e poi… Kilian: pochissimi sportivi sono noti in tutto il mondo semplicemente con il loro nome proprio. È qualcosa che ti lusinga oppure invece disturba? È un prezzo da pagare oppure un privilegio?
Kilian: A dire la verità non ci faccio proprio caso. Alla fine per me non si tratta di lasciare un segno, tutto si riduce a fare ciò che amo e a provare a farlo secondo i valori nei quali credo.
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Come nostra consuetudine, ci sottraiamo più che volentieri alla tentazione di tenere per noi l'ultima parola e di mettere un… cappello alle riflessioni finali di Kilian. Teniamo invece molto a ringraziare chi si è adoperato per rendere possibile la nostra intervista: Helena Sánchez Cano e Abril Roma di Lymbus (dell'ufficio stampa di Kilian NJornet e NNormal), oltre ad Alice Diotti e Sebastiano Vichi di Green Media Lab Milano che hanno creato i contatti giusti e li hanno favoriti. Mettendo a nostra disposizione efficienza, passione e competenza.
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