Dopo due anni di sosta forzata si torna a correre sui sentieri e le creste della prima maratona alpina nella storia dello skyrunning.
L’appuntamento è di quello da leccarsi i baffi: Skymarathon Sentiero 4 Luglio, una superclassica delle corse a fil di cielo. Una tra le più amate, tecniche e scenografiche dell’intero arco alpino! La 25esima edizione attende campioni ed amatori per una sfida destinata a mettere a dura prova ambizioni e possibilità di entrambi. Lo staff della gara tra le montagne della Valle Camonica - in programma la prima domenica del prossimo mese di luglio - sta mettendo a punto la “macchina” organizzativa. Noi intanto proviamo ad invogliarvi, riproponendovi la nostra esperienza alla Maratona del Cielo di due anni fa.
Seriamente candidata ad essere nuovamente prova unica di campionato italiano FISky (Federazione Italiana Skyrunning), la mitica kermesse camuna è pronta a ripartire con importanti conferme e belle novità. Subito la parola a Gianluigi "Tom" Bernardi, il responsabile del comitato organizzatore camuno.
“Il paesino di Santicolo, in Alta Valle Camonica, sarà il cuore pulsante delle nostre gare: la marathon da 42chilometri e 2700 metri di dislivello positivo, la mezza da 21 chilometri e 1500 metri di dislivello positivo ed infine la Minisky rivolta a bambini e ragazzi tra le vie del paese. Al nostro fianco avremo partner storici come Italimpresa Srl - CO.GE.T. Srl, Naef Srl ed una new entry tecnica di assoluto prestigio come Crazy. La maison bormina di Valeria Colturi è stata fin dai primi anni Novanta la prima azienda a studiare una collezione di abbigliamento dedicata allo skyrunning e noi siamo la prima skymarathon… Un matrimonio era quindi naturale! Scherzi a parte, Skymarathon Sentiero 4 Luglio da sempre è conosciuta nell’ambiente per il suo spettacolare tracciato, per i suoi record con premi da capogiro, ma anche per la nostra passione organizzativa e l’attenzione che abbiamo per ogni singolo atleta… Quindi anche per il pacco gara: mai banale e sempre di livello. Crazy è il partner giusto che ci garantirà nelle prossime tre edizioni prodotti made in Italy di qualità, studiati da atleti per gli atleti. Prodotti che fanno del concept Fast & Light il loro punto di forza".
Nella 24esima edizione, andata in scena domenica 7 luglio 2019, ad imporsi nella prova lunga erano stati Daniel Antonioli e Denisa Dragomir. Al suo primo successo nella prova, il lecchese aveva preceduto sul traguardo William Boffelli e Daniele Cappelletti. La campionessa rumena aveva invece firmato un prestigioso poker, seminando le avversarie e facendo praticamente gara sugli uomini (23esima della classifica generale). Sul podio l’avevano poi raggiunta la bergamasca Daniela Rota e la colombiana Catalina Beltran.
Solo sfiorati due anni fa nella prova marathon da Antonioli e Dragomir, i record della gara erano invece caduti ad opera dei vincitori sulla distanza della mezza maratona: il keniano Robert Panin Surum e la colombiana con passaporto USA (e residenza a Chamonix) Emily Schmitz.
In vista delle ormai imminente festività, il Comitato Organizzatore ha pensato ad una “promo” ad hoc: "Regala un'iscrizione" che consiste in un massimo di cinquanta pettorali a costo promozionale, da usare come regalo. Sul portale della gara sarà presente un box dedicato dove immettere dati, effettuare il pagamento e poi ricevere il buono utilizzabile per iscriversi alla gara desiderata.
Per invogliare gli indecisi, ripubblichiamo qui sotto un ampio estratto del racconto della nostra esperienza alla più recente edizione della prova: quella del 2019, appunto.
Scoprire il segreto del successo della Maratona del Cielo è stato tutt'altro che facile, anzi parecchio impegnativo ma ne è valsa la pena. Fino in fondo. Ci sono arrivato pochi minuti dopo aver “doppiato” il GPM di Cima Sellero, punto culminante della Skymarathon sul Sentiero 4 luglio, con partenza da Corteno Golgi, all'inizio della lunga cavalcata tutta in cresta che (a me!) avrebbe richiesto un'ora abbondante di corsa e marcia. Senza mai distrarsi, senza un attimo di relax o quasi. Ma è un “quasi” che fa la differenza, è il segreto di una classica che nel 2020 festeggerà il suo venticinquennale.
Si perché la Skymarathon pretende tutto ma regala “distrazioni” imperdibili, che ti puoi concedere con il contagocce ma che proprio per questo sono preziosissime. Come l'irrompere all'orizzonte, dietro l'ennesimo cambio di versante, del Piz Bernina e dell'intera testata della Valmalenco: una muraglia immane lunga una quindicina di chilometri e distante una trentina in linea d'aria. E poi come rimanere senza fiato poche decine di metri sotto Cima Sellero, appunto, davanti all'occhieggiare di una macchia di genziane alate, di un color blu pervinca da togliere il fiato. Il che, in una gara che ne richiede parecchio, non è proprio un dettaglio!
La giornata inizia presto, molto presto! Non sono ancora le sei del mattino e già la piazza del municipio di Corteno Golgi brulica di skyrunners. Voglia incontenibile di mettersi in marcia ma anche di prolungare il piacere di questi preziosi momenti di attesa e di tensione positiva. Partono per prime le ragazze: un manipolo, coraggiose, fortissime. Noi ci muoviamo un quarto d'ora più tardi rispetto a loro ma lungo il percorso riuscirò a riprenderne solo cinque o sei. Prima meta Sant'Antonio, dove si dividono le strade di chi ha scelto la maratona e di chi invece si mette alla prova sulla “mezza”. Ci ritroveremo molto, molto più avanti, ormai in vista del Piz Tri che segna l'attacco della lunga discesa verso il traguardo. Per noi della “lunga” inizia il percorso sul crinale della Valle di Campovecchio. Poi, superato lo Zappello dell'Asino, inizia il lunghissimo traverso a mezza costa, per certi versi più scomodo di una rampa verticale, perché trasversale al versante della montagna, dove inizia a farsi “sentire” la caviglia destra infortunata tre settimane fa a Livigno e da allora mai più tornata alle dimensioni … originali. Non me ne curo più di tanto anche se il rischio è quello di fare troppo affidamento su quella “sana”…
Dalle morene si passa al nevaio che difende il valico. Un “grazie” sottovoce ai volontari che ce lo hanno completamente “gradinato” come neanche gli sherpa con i clienti sull'Everest ed è già ora di alzare lo sguardo verso le roccette che portano a Cima Sellero, il GPM della corsa. Per la prima volta nella mia breve e trascurabile carriera di skyrunner mi trovo alle prese con un cancello orario da rispettare e nessuna garanzia di riuscirci: quattro ore e dieci minuti dal via la “tagliola” da evitare. Il mio collega dalla maglietta blu è preoccupatissimo: “Quanto manca alla cima? Ma ce la facciamo, ce la facciamo??? Sarà l'urgenza, sarà l'adrenalina che scorre a fiotti ma andiamo su imprevedibilmente “leggeri”. Missione compiuta: dieci provvidenziali minuti di anticipo sulla deadline ci permettono di proseguire e nella testa scatta subito il prossimo “clic”: al traguardo in otto ore e trenta. Siamo a metà strada, possiamo crederci, anche se il difficile deve ancora venire.
Giù per la cresta: non si tira mai il fiato. Davanti ho Carla. Affrontiamo un paio di salti di roccia piuttosto verticali: arrampicata in discesa, faccia rivolta alla parete. Difficoltà non elevata ma non conosco il posto, non vedo granché sotto di me. Per di più, l'abbigliamento da skyrunner è quello che è … Senza contare che, andando piuttosto di fretta, non ci lasciamo molto spazio a vicenda: tra strattoni delle catene e qualche piccolo calcetto preso da chi sta sopra e rifilato a chi sta appena sotto, raggiungiamo la base … della paretina e via. Le raffiche di vento lungo i tratti più esposti della cresta ti spostano di peso e danno tregua solo in qualche punto appena più riparato.
Raggiunto il Bivacco Davide, le difficoltà si attenuano decisamente ma la fatica accumulata in queste sei ore di gara … compensa ampiamente. Finisce però che un calo di tensione mi costa caro: senza quasi accorgermene rallento il ritmo e non c'è verso di salire di marcia. Me ne rendo conto solo quando i miei compagni d'avventura iniziano irrimediabilmente a staccarmi. Troppo tardi. Alessia mi cade proprio davanti tra le imprecazioni ma non riporta danni. Anzi, alla ripartenza dal successivo ristoro accende i postbruciatori e ciao … Scompare alla distanza pure lei … Tempo di reagire!
Sotto la vetta del Piz Tri decido di farla finita con tutta questa arrendevolezza e mi lancio giù più forte che posso: la caviglia tiene bene. Anzi è ormai come “anestetizzata”. Ci posso fare affidamento. Speriamo bene. Il resto lo fa la testa, più lucida di altre volte. Ne riprendo quattro o cinque negli ultimi chilometri di strada bianca in mezzo ai rododendri e poi di sentiero nel bosco. Poi sbuco tra le viuzze di Santicolo. Finalmente il traguardo. Otto ore e quindici: sono in classifica! Nelle retrovie ma in classifica.