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Goggia difende Shiffrin dopo la rinuncia al gigante mondiale: "Quando ho ripreso, non sapevo cosa fosse una curva"

La 32enne di Astino ha commentato la scelta dell'americana di saltare l'appuntamento iridato

di Marco Cangelli
11 Feb 2025 - 12:42
 © Getty Images

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"Chi ha subito più incidenti magari è più abituato a rialzarsi. Non è arroganza, ma io ho avuto un percorso diverso e ogni volta sono tornata bene dagli infortuni. Funziono in maniera diversa". A parlare è Sofia Goggia, fuoriclasse nel mondo dello sci, ma spesso protagonista di gravi infortuni che hanno minato la sua carriera. La 32enne di Astino ha commentato le parole della collega Mikaela Shiffrin, decisa a saltare il gigante dei Mondiali a causa della paura incontrata lo scorso novembre a Killington, quando è scivolata nella seconda manche a un passo dalla centesima vittoria in Coppa del Mondo.

Quella caduta ha procurato una ferita non solo sull'addome, ma anche nel morale di Shiffrin che, a detta di Goggia, potrebbe aver bisogno di più tempo per tornare: "La risposta è soggettiva, dipende da chi è coinvolto. Mikaela non si è rotta un ginocchio, si è procurata un profondo taglio all'addome e penso che l'abbiano fatto guarire come se non fosse una ferita dell'Ottocento all'aria aperta, perché in quella zona la cura è difficile - ha sottolineato la finanziera orobica in un'intervista a La Repubblica -. È stata una caduta brutta, ma, ripeto, non parliamo di una rottura nell'apparato scheletrico, di un trauma ai legamenti. Ognuno reagisce in base a quello che è. E lei dice che ha provato a rimettersi in gioco, ma sente che non c'è feeling e che fa estrema fatica".

Nonostante l'"abitudine" agli infortuni, Goggia ha dovuto far i conti anche lei con la paura e la sensazione di non riuscir più a rientrare in gara, soprattutto una volta rimessi gli sci da gigante: "A novembre, sul ghiacciaio di Soelden, e su quella neve primaverile, veloce, che si spaccava, me la facevo addosso tutti i giorni, non sapevo più cosa fosse una curva. Quando mi sono trasferita a Copper Mountain, mi sono concentrata sul mio lavoro, non mi sono più chiesta 'Tornerò, non tornerò?'. Mi sono bastati dieci giorni per capire di essere nuovamente veloce. Non ho dovuto più combattere, ma la prima volta la paura è stata tanta".

Nonostante i timori di non farcela, fondamentale è guardare avanti sempre come ricordato da Goggia che, dopo la frattura scomposta della tibia, ha dovuto far i conti con grandi sacrifici per rimettersi in piedi: "Ho fatto molta fatica a trovare la forza d'animo per risorgere, anche se già la mattina dopo l'operazione avevo la fisioterapista in stanza. Mi sono fatta male in un periodo in cui stava andando tutto bene, e quando capita, banalmente, ti dici che non hai più 22 anni, ma 31 - ha concluso la vicecampionessa olimpica di discesa libera -. Poi ci sono le conseguenze dell'operazione: avevo l'osso ridotto come un sacchetto di cracker in fondo allo zaino dei libri di scuola, ma probabilmente sono guarita meglio rispetto a quelli che erano i presupposti dell'operazione. La vera fatica, in questi casi, è a livello mentale". 

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