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IL RACCONTO

"In ospedale con il Covid e Federica come infermiera"

Maria Rosa Quario, mamma della Brignone, racconta i terribili giorni della malattia

07 Apr 2020 - 18:47

Il coronavirus ha rischiato di portarle via tutto. Prima la Coppa del Mondo di sci, sognata per una vita e arrivata in anticipo per l'annullamento delle ultime gare. Poi gli scatoloni con i trofei, non esattamente il modo più normale, e bello, per riceverle. Infine la malattia di mamma Maria Rosa. Nascosta a tutti a lungo, per discrezione. Federica Brignone ha vissuto giorni che definire terribili è nulla. Lei e la signora Quario, Ninna, la mamma appunto e grande campionessa di sci del passato. Lo racconta la stessa mamma di Fede a Il Giornale in una lunga intervista in cui ripercorre quei giorni appesi al filo della speranza: "Tutto è cominciato attorno al 20 di marzo, una settimana dopo il ritorno di Federica dalla Svezia, dove l'11 marzo è diventata la prima sciatrice italiana a vincere la coppa del mondo generale... Un trionfo storico. Uno shock per tutta la famiglia, anche per me ovviamente, da sempre la più emotiva".

Il racconto della signora Quario entra poi nel vivo e si fa drammatico. "Sono stata male, sì, ma adesso sto bene, benissimo, mi sembra di non essere stata mai meglio in vita mia - dice -. Perché quando ogni giorno ti svegli, non sai quanto la tua routine possa non essere affatto normale se invece ti svegli dopo una notte da incubo, ti giri e ti rigiri per trovare la forza non dico di alzarti, ma di muoverti".

Mamma Brignone adesso parla da sopravvissuta, da una che ce l'ha fatta in un Paese dove invece la morte è diventata il tremendo destino di molti. "Federica per giorni mi ha accudito - racconta -, poi il tracollo di notte, il 112, la corsa, l'ossigeno. Cinque giorni curata da angeli di cui non saprò mai le sembianze". Fino, per fortuna, alla guarigione. 

Resta il tempo per un ultimo racconto: "Lunedì 23 un messaggio di Davide, l'altro mio figlio, avvisa che sono arrivati tre scatoloni. "Fede, li hai ordinati tu o li rispedisco indietro". Lei non è in giornata: "Non me ne frega niente delle coppe ricevute così". Io invece non resisto. La febbre aveva già superato i 38 gradi, ma percorro in auto i 500 metri che separano le due case. Le coppe sono meravigliose. Non una, ma tre, emozione su emozione, forse troppo per me in un momento di tale malessere. E' il crollo. Mi metto a letto e non mi alzerò per cinque giorni...".   

Fino alla guarigione che ora può raccontare serena. "So già che appena potrò uscire andrò a coccolarmi un po' le coppe di cristallo". Già, e la sua Federica. 

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