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La freddezza con cui il difensore del Milan ha soccorso Eriksen, riunito i compagni di nazionale attorno a lui e consolato la moglie Sabrina ne hanno fatto un eroe, anche sui social
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Freddezza, carisma e leadership. Le qualità tradizionalmente associate al ruolo di capitano di una squadra di calcio sono emerse in tutta la loro potenza nei gesti di Simon Kjaer, in quello che senza ombra di dubbio è stato il pomeriggio più difficile della sua carriera. Il difensore della Danimarca e del Milan è stato il protagonista assoluto nei drammatici momenti che hanno seguito il malore di Christian Eriksen, trasformandosi per una sera in un vero e proprio eroe sul campo, celebrato anche dai social.
Kjaer, insieme all'atalantino Maehle, è stato il primo a correre in soccorso del compagno quando è crollato a terra sul finire del primo tempo del match contro la Finlandia. Lo ha aiutato quando era privo di sensi, impedendogli il soffocamento nell'attesa dell'equipe medica che lo ha poi rianimato. Ha chiesto ai suoi compagni di creare un cordone umano per tenerlo al riparo dalle telecamere mentre era steso a terra e successivamente, insieme al portiere Schmeichel, ha consolato e abbracciato la moglie di Eriksen, che attendeva notizie in lacrime a bordo campo.
Il tutto senza scomporsi, mantenendo la calma, continuando a osservare le condizioni del connazionale mentre molti altri compagni si scioglievano in pianto. Una lucidità davvero fuori dal comune, un comportamento che ha fatto del centrale rossonero l'eroe di milioni di tifosi in tutto il mondo, che lo hanno celebrato sui social non appena ha cominciato a circolare la notizia che Christian si era ripreso ed era cosciente in ospedale.
Simon e Christian non sono solo compagni, ma anche buoni amici. Vivono entrambi a Milano, si frequentano insieme alle rispettive famiglie. Il ct della Danimarca, al termine del match, ha confessato che la sostituzione di Kjaer non è stata casuale: "Era profondamente toccato dalla vicenda, era scosso, perché è un grande amico di Christian. Non eravamo certi che potesse riprendere la partita, ci ha provato ma poi non ce la faceva". Perché anche i supereroi, a un certo punto, devono togliersi il costume e fare i conti con le proprie fragilità. Quel che è certo è che da questo momento i due saranno ancora più legati. E in fondo questa è davvero l'unica cosa che conta.