La nazionale di Luis Enrique ha una precisa connotazione tattica ma sembra vulnerabile nel reparto arretrato
Criticata in modo anche pesante dall'opinione pubblica e dai giornali, soprattutto quelli legati al Real Madrid, la Spagna di Luis Enrique è andata avanti seguendo fedelmente le idee di uno degli allenatori più preparati del calcio mondiale. Insieme all'Italia, che si troverà di fronte in semifinale, è la squadra che ha saputo mettere in mostra un'organizzazione precisa, più da club che da selezione nazionale. I meriti del ct sono indubbi, soprattutto se si considera che la rosa a sua disposizione è di livello inferiore rispetto a quella dei suoi predecessori.
La base di partenza, come sistema di gioco, è la stessa dell'Italia: un 4-3-3 più riconoscibile rispetto a quello di Mancini. In fase di costruzione, il palleggio fin dall'avvio dell'azione è un must che caratterizza la roja. I due esterni bassi (Azpilicueta e Jordi Alba) partecipano con i centrali allo sviluppo della manovra senza alzarsi subito a ridosso della trequarti avversaria. Davanti al reparto arretrato c'è il fulcro del gioco, Busquets, accompagnato ai lati da Koke (centrodestra) e Pedri, dall'altra parte. Davanti, due laterali larghi (Ferran Torres e Sarabia, che sarà sostituito da Dani Olmo contro l'Italia) con Morata al centro.
Lo sviluppo della manovra prevede l'occupazione del mezzi spazi (tra gli esterni bassi e i centrocampisti centrali avversari) di Koke e Pedri, cercati con palloni in verticale o in diagonale, che attivano il movimento di Morata chiamato a tagliare alle spalle della difesa avversaria o a venire incontro per appoggiare l'azione. In questo caso una delle due mezzeali si butta a occupare il settore liberato dal movimento dell'attaccante della Juventus. La posizione larghissima degli esterni alti svuota la parte centrale della metà campo avversaria e permette di liberare molto spazio per i centrocampisti. L'azione si sviluppa spesso anche sfruttando i movimenti coordinati delle catene laterali, con l'inserimento dell'esterno basso a scambiarsi compiti e posizioni con l'interno e il laterale alto corrispondente.
In fase difensiva si alternano le fasi di pressing a quelle di difesa posizionale, in cui la Spagna si dispone con un 4-1-4-1 che concede poco spazio alle iniziative avversarie. Il limite più grosso, comunque, sembra quello dell'intesa tra i due centrali di difesa. Luis Enrique ha scelto la coppia con Laporte, adattato sul centrodestra, abbinato a Pau Torres. La convivenza forzata non sembra perfetta e di sicuro lo staff di Mancini starà già studiando il modo di colpire i punti deboli di questa Spagna. Per una volta, comunque, abbiamo la certezza che un preciso stile di gioco non sarà soltanto una prerogativa dei nostri avversari...