La rosa è tecnicamente non all'altezza delle big europee, ma l'atteggiamento deve essere meno remissivo. Un conto è subire l'avversario, altro non provare nemmeno a dargli fastidio...
di Alessandro FranchettiPiù che svegliarci noi, il problema è ora che non si svegli la Croazia. Per capire che l'Italia di Luciano Spalletti è questa roba qua non era necessaria la Spagna, spessissimo, ultimamente, lente di ingrandimento dei nostri limiti. Già, i limiti, moltissimi a ben vedere: nella qualità della rosa, nella personalità, nella disponibilità al sacrificio, in parte anche nella gestione tecnica. Non abbiamo scoperto nulla di nuovo, ma abbiamo voluto non guardare il bicchiere mezzo vuoto del successo all'esordio contro l'Albania. Ci era sembrata una buona gara, in realtà era stata una vittoria sofferta in cui alcuni difetti erano già venuti a galla. Ad esempio: il palleggio non è troppo lento? Chi segna là davanti? Perché i gol azzurri erano anche stati belli ma piuttosto casuali. E poi in difesa siamo solidi come da nostra tradizione?
La partita di ieri contro la Spagna quasi non conta. Nei calcoli che tutti avranno fatto per capire cosa servisse per passare il turno, solo i più ottimisti avevano preso in considerazione vittoria o pareggio azzurro. Per tutti gli altri il focus era preventivamente sulla Croazia. Ebbene, in questo senso non è cambiato niente: con un pareggio siamo matematicamente secondi. Con una sconfitta non certamente fuori, ma con possibilità che questo accada.
Anche in caso di passaggio di turno, la sensazione è però che la strada davanti non sia troppo lunga. A parte la Spagna e forse la Germania non ha impressionato nessuna delle big d'Europa, ma è evidente che noi veniamo un gradino sotto a iberici e tedeschi, ma anche a Inghilterra, Francia e Portogallo. Pensare di potersela giocare con loro è piuttosto dura, anche se nel calcio può succedere di tutto e a volte succede davvero di tutto.
Quel che conta, in ogni caso, in questo momento è ripartire. Come lo sceglierà Spalletti: contro la Spagna non si è salvato praticamente nessuno anche se, ad esempio, Calafiori nonostante l'autorete decisiva era sembrato tra i più logici. Visto però che la tecnica è quella che è, forse sarà il caso di puntare sulle energie. Gli esterni devono rifiatare, due uomini che saltano l'avversario come Zaccagni e Chiesa dovrebbero entrambi trovare spazio, il centrocampo non ha molte alternative. Servirà coraggio. Il coraggio di giocarsi tutto a viso aperto. Perché come aveva detto Spalletti prima della Spagna, se li facciamo giocare e aspettiamo finisce male.