Da ex nemico a erede di Trapattoni e Mourinho: il superallenatore che ha riportato i nerazzurri al successo
di Alberto Brandi
Un po’ di Trapattoni, qualche goccia di Mancini, tanto di Mourinho. Era possibile creare un nuovo superallenatore capace di vincere all’Inter? “Si-può-fare!” devono aver pensato ai piani alti nerazzurri nella primavera del 2019. Urlandolo come Oreste Lionello nel doppiaggio di Gene Wilder in Frankenstein Junior. Si può fare con Antonio Conte, che da giocatore juventino saltava euforico e sudatissimo il 5 maggio 2002 nello spogliatoio di Udine nel momento più buio della storia interista. Sì, l’Antonio Conte che quando ha messo nell’armadio la maglia bianconera si è trasformato in una stella da affiggere allo Juventus Studium.
Un ex avversario come Giovanni Trapattoni, addirittura un “doppio nemico” che nel 1986, a 47 anni, diventava il primo big del calcio in grado di attraversare tutto l’arco costituzionale del pallone: prima al Milan da giocatore e allenatore, poi alla Juve per un decennio di trionfi indimenticabili in panchina, infine all’Inter per conquistare lo scudetto dei record nel 1989. Stesso film con Roberto Mancini, che non giocò mai nell’Inter, ma fu accanito contendente in campo con Bologna, Lazio e soprattutto con la Samp scudettata del 1991. Diversa la storia di Mourinho. Lui come Conte era il migliore in circolazione sul mercato, il tecnico da scritturare per tornare a comandare dopo anni di vacche magre.
Ora possiamo dirlo. L’Inter, nel mese di maggio di due anni fa, prendeva Conte. In realtà era Conte che si prendeva l’Inter. Pronto a scuoterla e plasmarla a sua immagine e somiglianza giorno dopo giorno. Allenare l’Inter non è un mestiere facile. Ne sa qualcosa Gasperini, oggi considerato il più bravo di tutti, ma uscito a testa bassa dai pochi mesi in nerazzurro milanese. Non bastano capacità tecniche, idee, schemi. Ci vuole quel “di più” che Trap, Mancio, Mou e lo stesso Conte hanno avuto. L’abilità di andare oltre le competenze, di ergersi a custodi di Appiano Gentile estraniando la squadra da tutto e da tutti. Pure dalla società. Con Pellegrini, Moratti, Zhang e Marotta spesso costretti a entrare in punta di piedi, chiedendo il permesso.
Questa Inter che ha dominato il campionato è soprattutto l’Inter di Conte: lo è quando la abbraccia dopo un gol, quando la difende davanti a microfoni, telecamere e taccuini, quando ne esalta le doti con i post pubblicati sul suo account Instagram. Scrollando i commenti si capisce quanto il vecchio nemico si sia fatto tanti nuovi amici. Tifosi che non vedono l’ora di tributargli a San Siro la meritata ovazione. Perché in tutto quello che si è preso Antonio Conte in questi due anni di Inter, c’è anche il loro cuore. Il cuore di chi non dimenticherà mai gli anni d’oro di Trapattoni, Mancini e Mourinho. E lo stesso sarà per questa stagione 2020/21. Quella del ritorno sul tetto d’Italia dopo 11 anni. Quella firmata dal nuovo superallenatore.