Fuoriclasse nel gestire le voci societarie e trattare con la squadra per gli stipendi. Senza contare il ritrovato feeling con Conte
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Viste le conseguenze della pandemia, che priva i tifosi dello stadio, lo si può dire con ancora maggior forza: Giuseppe Marotta è stato il vero e proprio dodicesimo uomo in campo nello scudetto dell'Inter. Se Conte è il fuoriclasse in panchina, l'amministratore delegato per l'area sportiva è il fuoriclasse tra i dirigenti. Esperienza e capacità dimostrate una volta in più in un'annata che lo ha visto destreggiarsi con incredibile risolutezza attraverso ostacoli sia sportivi che personali - quando ha contratto il Covid-19 -, senza mai scomporsi e mettendo il bene della squadra davanti a tutto.
Fondamentale la capacità di fare da parafulmine nei mesi pressanti delle indiscrezioni, delle voci e delle ipotesi sul futuro di Suning, che ha permesso a staff tecnico e squadra di poter gestire il tutto con più serenità. Stesso ritornello per quanto riguarda l'accordo con i calciatori sulla dilazione degli stipendi. Marotta nel corso dei mesi in pratica è diventato l'unico riferimento societario, considerando l'assenza forzata di Steven Zhang, tenendo le redini salde anche nei momenti di burrasca, come dopo l'eliminazione della Champions League o l'ondata di critiche verso Conte quando ancora non aveva trovato la quadra tattica.
Nel calderone dei meriti di Marotta va inserito pure il ruolo determinante nel convincere Conte ad accettare la sfida interista, un rapporto che ha avuto alti e bassi - chiave di volta il confronto a 360° di Villa Bellini al termine della scorsa stagione - ma che è tornato di nuovo di ferro nel corso della stagione. Una figura di riferimento anche verso Lega Calcio, Uefa e media che in casa Inter mancava da tempo, tanto che gli stessi tifosi - solitamente concentrati sulle cose di campo - hanno coniato per Marotta il termine social "masterclass", a metà tra il divertito per come sia riuscito quasi sempre a far girare la ruota verso il senso nerazzurro e l'ammirazione per la gestione durante i casi più spinosi.
E fin qui ci siamo soffermati sul lavoro diplomatico-istituzionale, ma ovviamente Marotta ha inciso tanto pure sulle scelte tecniche e di mercato, assieme ad Ausilio: due esempi su tutti gli affari Eriksen (ora pienamente inserito nello scacchiere tattico di Conte) e Sanchez (lasciato praticamente a zero euro dallo United). Non a caso dalle parti di Torino sono in molti a rimpiangerlo e a vedere in lui il segreto della rinascita interista: per questo la sua firma sullo scudetto è molto più profonda di quel che si vede in superficie.