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MILAN TRICOLORE

Milan: è lo scudetto di Maldini, Massara, Moncada e Gazidis

Decisivo il peso della dirigenza sul tricolore dei rossoneri: dalle scelte di mercato alla costante presenza al fianco della squadra

di Marco Mugnaioli
22 Mag 2022 - 22:03

L’Atalanta nel destino. Era il 22 dicembre del 2019 quando il Milan di Stefano Pioli, alla guida dei rossoneri da soli due mesi, subì a Bergamo una delle sconfitte più pesanti della sua storia. Dalle ceneri di quella squadra è rinato il Diavolo: il 23 maggio 2021, sempre a Bergamo, è arrivata la vittoria che ha sancito il ritorno in Champions League e due anni e mezzo più tardi, dopo una fondamentale vittoria a San Siro ancora contro i bergamaschi che ha mandato il Milan a Reggio Emilia con due risultati su tre, i tifosi rossoneri festeggiano lo scudetto a 11 anni dall’ultima volta. Un tricolore su cui è evidente, oltre alla mano di Pioli, il peso della dirigenza: Maldini, Massara, Moncada e Gazidis hanno prima confermato il tecnico, poi imposto una linea di gestione e fatto una serie di scelte di mercato anche coraggiose che hanno portato al trionfo una squadra giovane e di certo poco quotata ai nastri di partenza della stagione.

Per la dirigenza milanista lo 0-5 di Bergamo fu il momento di prendere atto del fallimento di un progetto tecnico e in pochi giorni la squadra cambiò pelle e il Milan cambiò rotta: dal mercato di riparazione arrivarono Ibrahimovic, Kjaer e Saelemaekers, Suso e Piatek lasciarono Milanello e dopo il lavoro fatto durante il lockdown i rossoneri iniziarono a collezionare vittorie e acquisire sempre più fiducia.

La scorsa stagione poi un ulteriore step di crescita, un gioco frizzante che ha portato la squadra a vivere a lungo nei piani alti della classifica e poi a chiudere la stagione col ritorno in Champions 8 anni dopo l’ultima volta (grazie alla vittoria sull’Atalanta). E in estate il capolavoro di mercato della dirigenza, che ispirandosi al modello ‘Moneyball’ del general manager degli Oakland Athletics, Billy Beane, non si è piegata alle richieste economiche di Donnarumma (che Maignan ha trasformato da rimpianto a ricordo) e Calhanoglu, ha investito per i riscatti di Tomori e Tonali, ha avuto il coraggio di scommettere su giovani come Kalulu e Diaz e anche la lungimiranza di affiancare loro giocatori esperti come Giroud e Florenzi.

Con l’infortunio in inverno di Kjaer (e non rimpiazzarlo è stata un’altra scelta vincente della MMM) e i tanti problemi di Ibra, la leadership dei veterani si è rilevata fondamentale per gestire la pressione della corsa scudetto come lo è stata la costante presenza della dirigenza al fianco della squadra, a Milanello e durante le partite. Una collaborazione strettissima, un vero e proprio lavoro di squadra, come confermano anche le parole dello stesso Maldini: "Abbiamo un reparto scout molto capace con Geoffrey Moncada a capo. Scout e statistiche si abbinano a quelle che sono le necessità del club e ai gusti di chi è a capo dell'area sportiva, ovvero io, e del Direttore Sportivo, Massara. Ci sono tanti scambi di idee in base a come gioca la squadra e a quello che vuole il mister, a quello di cui ha bisogno in quel momento quel reparto. C'è tanto lavoro dietro, essere infallibili è impossibile, bisogna essere creativi e scommettere sui giovani che devo dire quando si mettono alla prova danno tante risposte positive".

E ‘a capo’ di questa squadra dirigenziale, più o meno nelle vesti di allenatore, c’è Ivan Gazidis, amministratore delegato rossonero dal 2018 e uomo di fiducia di Elliott che ha messo in atto una politica di contenimento dei costi (a partire dal monte ingaggi) che ha permesso di attutire le conseguenze della crisi pandemica e di dimezzare il passivo del club. Il rinnovato appeal del brand Milan ha portato parecchi nuovi investitori e la qualificazione in Champions consente ora di guardare al futuro con grande ottimismo, indipendentemente da chi sarà il proprietario. Un lavoro straordinario che ha dato stabilità al club ma anche unità al gruppo, per cui i messaggi, come quello del mancato rinnovo di Kessie, sono sempre stati molto chiari. Sul 19esimo scudetto del Milan c’è evidente la mano della dirigenza.

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