A poche ora dell'avvio del Mondiale 2022 cerchiamo di scoprire le reali potenzialità dei padroni di casa
Cinquantesimo posto della classifica Fifa, campione d'Asia 2019 e padrone di casa dell'imminente Mondiale. Tutto parte dall'Aspire Academy, fondata nel 2004 proprio per creare la base della squadra che avrebbe dovuto ospitare la rassegna iridata. E proprio da lì ha preso il via l'esperienza nel Paese mediorientale dell'allenatore catalano Felix Sanchez Bas che, nel 2017, è arrivato alla guida tecnica del Qatar, pronto al sogno più grande della carriera.
In tanti si chiedono che selezione sia quella dei padroni di casa e tutti sono pronti a scommettere sulla sua uscita al primo turno, bissando il record negativo del Sudafrica nel 2010, unico caso finora di nazionale ospitante che non arriva alla fase a eliminazione diretta da quando esistono i campionati del mondo di calcio. Inserita nel gruppo A con Olanda, Ecuador (con cui darà vita alla partita inaugurale tra poche ore) e il Senegal, il passaggio del turno appare complesso.
L'avvicinamento al Mondiale casalingo ha il precedente della nazionale Usa nel 1994. I nordamericani, guidati dal grande Bora Milutinovic, hanno passato anni a prepararsi all'appuntamento iridato, complice il fatto che, finita l'esperienza della Nasl e non ancora iniziata quella della Mls, i giocatori americani hanno potuto dedicarsi alla preparazione di Usa '94 come una squadra di club e i risultati si sono visti, con la nazionale a stelle e strisce uscita agli ottavi perdendo 1-0 con il Brasile che avrebbe poi sollevato la coppa. Il Qatar ha fatto qualcosa di simile. Sospeso il campionato, sono in ritiro perenne dai primi di giugno. Una full immersion per apprendere i principi base del calcio voluto da Sanchez Bas.
Il primo passo viene però da lontanissimo, dal 2004 con l'Aspire Academy, la scuola calcio di Doha fatta di seimila ettari di terreno su cui migliaia di promettenti ragazzini, provenienti dalle zone più disagiate del mondo, vengono iniziati ai concetti del calcio made in Barcellona. Non a caso a capo di tutto il progetto c'è Josep Colomer, l'uomo che ha scoperto Messi. Dall'Academy, come detto, arriva anche il ct catalano che sta tentando di imporre, da cinque anni a questa parte, le basi del gioco di posizione. I risultati ottenuti nella Coppa d'Asia di tre anni fa sono stati esaltanti. Il Mondiale però è un altra cosa, nonostante le continue naturalizzazioni dei giocatori, uno dei punti chiave delle critiche al Qatar e al suo mondiale.
Il Qatar gioca con chiaro 5-3-2 in cui spiccano alcune individualità. Su tutte l'attaccante Akram Afif, 26, nato a Doha da padre tanzaniano e madre yemenita. Gioca nell'Al-Sadd, dopo un'esperienza in Europa nello Sporting Gijon, e in nazionale ha segnato 24 gol in 83 presenze. C'è attesa anche per Almoez Ali, nato in Sudan ma trasferito in Qatar da bambino, prodotto dell'Academy, e punta particolarmente prolifica. Abdelkarim Hassan, poi, è il terzino sinistro che 4 anni fa è stato eletto miglior giocatore d'Asia. Il capitano è Al-Haydos, attaccante da 150 gol da professionista, mentre il resto è quell'insieme di giocatori naturalizzati di cui abbiamo accennato: Khoukhi è nato in Algeria, Boudiaf in Francia e Ró-Ró in Portogallo. Molto probabilmente il Qatar non sarà una sorpresa di questo Mondiale, ma nemmeno l'armata Brancaleone descritta da tanti...