La pugile africana e la taiwanese Lin Yu-ting sono state ammesse al torneo a cinque cerchi dopo la squalifica imposta dall'International Boxing Association per i livelli di testosterone troppo elevati
di Marco Cangelli© Getty Images
La boxe alle Olimpiadi continua a far discutere. Dopo le polemiche riguardanti l'arbitraggio dei match, sta infuriando la questione riguardante l'ammissione ai Giochi di Imane Khelif e Lin Yu-ting, recentemente escluse dai Mondiali per non aver superato il "gender test". La due atlete transgender hanno ricevuto il via libera dal Comitato Olimpico Internazionale nonostante i livelli di testosterone particolarmente elevati causando però le proteste da parte delle avversarie fra le quali l'azzurra Angela Carini che affronterà all'esordio la 25enne algerina.
Le differenze di vedute sono legate in particolare alla divisione presente in seno al pugilato dove l'International Boxing Association gestisce la competizione iridata, mentre il torneo a cinque cerchi è posta sotto l'egida della Boxing Unit, unica organizzazione riconosciuta dal CIO. Per esser ammessi al Mondiale, l'IBA ha imposto il "gender test" tanto che Khelif è stata fermata a un passo dalla finale per l'oro nei pesi welter, mentre a Lin Yu-ting è stato ritirato il bronzo nei pesi piuma conquistato contro la bulgara Svetlana Staneva. Decisioni giustificate dal presidente dell'IBA Umar Kremlev che ha spiegato come le due atlete presentavano "cromosomi XY e per questo erano state estromesse dagli eventi sportivi così da garantire integrità ed equità della competizione".
Una scelta che va però contro i principi di inclusività e uguaglianza promossi dal CIO che, in accordo con Boxing Unit, ha spiegato come “tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi olimpici di Parigi 2024 rispettano le norme di ammissibilità e di iscrizione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili in conformità con le regole 1.4 e 3.1 dell’Unità di pugilato di Parigi 2024”.
Una situazione alquanto intricata che probabilmente continuerà a far discutere e che dovrà essere risolta all'interno delle sedi opportune, ma che nel frattempo non negherà a Imane Khelif e Lin Yu-ting la possibilità di giocarsi il proprio sogno sportivo al pari delle altre colleghe.
LA NOTA DEL CONI: "CIO GARANTISCA DIRITTI E REGOLE SANITARIE"
"Il Coni si è attivato con il Comitato olimpico internazionale affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari". La nota del Comitato olimpico italiano, senza alcun riferimento esplicito, arriva dopo le polemiche sulla partecipazione al torneo olimpico di pugilato di Imane Khelif, algerina con livelli di testosterone troppo alti per una donna. Khelif, che era stata esclusa per questo dalla finale dei Mondiali, ma è stata ammessa ai Giochi, dovrà affrontare domani l'azzurra Angela Carini nella categoria pesi welter.
ABODI: "NON GARANTITA LA SICUREZZA DI CARINI"
"Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi. Nell'evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell'equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così". Così in una nota il ministro per lo Sport e giovani Andrea Abodi, in merito al match di pugilato femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024, che domani vedrà sul ring l'azzura Angela Carini contro la pugile transgender Imane Khelif. "Quello delle atlete e degli atleti transgender - prosegue Abodi - è un tema che va ricondotto alla categoria del rispetto in tutte le sue forme, ma dobbiamo distinguere la pratica sportiva dall'agonismo che deve poter consentire di competere ad armi pari, in piena sicurezza. È del tutto evidente che la dimensione dell'identità di genere in ambito agonistico pone il problema delle pari opportunità o delle stesse opportunità; non a caso, tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender necessari per poter permettere di gareggiare alle stesse condizioni. In questo caso assistiamo a un'interpretazione del concetto di inclusività che non tiene conto di fattori primari e irrinunciabili".
CIO: "CHE NON DIVENTI UNA CACCIA ALLE STREGHE"
"Queste atlete sono idonee, sono donne sul loro passaporto. Competono da molti anni e penso non sia utile iniziare a stigmatizzare le persone che praticano sport come questo". Lo ha detto il portavoce del Cio Mark Adams nel corso nel briefing quotidiano in merito alle preoccupazioni legate da alcune pugili che hanno mostrato livelli di testosterone più elevati rispetto alle loro avversarie. "Ma sono donne, hanno gareggiato a Tokyo 2020 - ha aggiunto - penso che tutti noi abbiamo la responsabilità di cercare di mitigare questa situazione e non trasformarla in una sorta di caccia alle streghe. Si tratta di atlete che hanno gareggiato nella boxe per molti anni. Sono donne nei loro passaporti", ha concluso.