"Per me questo quarto vale tantissimo. Prossimo avversario Zverev? Lo affronterò senza paura"
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Lorenzo Musetti è carico e felice dopo la vittoria contro Taylor Fritz e la qualificazione ai quarti del torneo olimpico di tennis a Parigi 2024. "Io voglio giocarmi i match per le medaglie, per me questo quarto vale tantissimo - ha spiegato dopo il match commentando la gara e la prossima sfida -. Se l'avversario sarà Zverev, lo affronterò senza paura". "E' un grande giocatore, campione olimpico in carica, ma io credo di potermela giocare - ha aggiunto -. Ci siamo affrontati solo una volta, ma io mi sono ritirato. Non ho un metro di misura".
"Ho cominciato male, ma è stato importante riuscire subito a ribaltare il risultato. Il primo set mi ha dato grande consapevolezza. Sono stato bravo e concentrato nei momenti giusti a far girare questa partita", ha continuato Musetti analizzando la gara contro Fritz. "Non credo che quest'anno vorrà incontrarmi ancora, questa vittoria conferma il bel momento che sto vivendo e il salto di qualità che ho fatto - ha proseguito commentando la terza vittoria di fila contro l'americano e parlando della sua crescita -. Prima avevo molti alti e bassi, adesso solo alti, però mi piacerebbe pensare che i bassi sono dimenticati, ma andiamoci piano". "Certo, più vinco e più acquisto consapevolezza, anche nel gestire i momenti difficili che inevitabilmente ci sono in partita- ha continuato -. Negli ultimi due anni ho fatto fatica a giocare sereno e fare le scelte giuste, adesso mi sembra tutto più facile".
Poi qualche battuta sul forfait di Sinner e sul team azzurro di tennis. "Jannik? È stata una sua scelta, la reazione della squadra non l'ho vista perché non ero ancora a Parigi, ma penso si ritenesse incapace di performare qui, altrimenti sarebbe venuto e avremmo avuto una bella squadra", ha commentato Musetti. "Mi dispiace per i ragazzi che sono rimasti fuori, come Cobolli che da 50 del mondo meritava di essere qui - ha concluso -. Penso che il regolamento vada rivisto, non può essere in tabellone un trecento del mondo di un altro Paese e non il nostro cinquanta".