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TUFFI

Sargent Larsen rinviato a giudizio per atti persecutori sulla fidanzata: "Mi ha soffocata due volte con un cuscino"

L'azzurro è stato denunciato dall'ex compagna per fatti avvenuti quattro anni fa 

di Marco Cangelli
17 Giu 2024 - 13:39
 © Getty Images

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Una brutta tegola ha colpito la Nazionale Italiana di tuffi che rischia di non vedere la presenza di Andreas Sargent Larsen alle Olimpiadi Estive di Parigi 2024. Alla vigilia dell'inizio degli Europei è emersa una denuncia nei confronti del 25enne di origine danese, rinviato a giudizio per atti persecutori nei confronti dell’ex fidanzata. La situazione è grave e la Federnuoto, tramite la sua Procura, ha richiesto copia degli atti alla Procura ordinaria della Capitale. La ragazza che ha sporto denuncia, per fatti risalenti a quattro anni fa (lei aveva 17 anni, lui 21) e condivideva il tesseramento con la Canottieri Aniene

La ragazza ha raccontato la vicenda in un'intervista rilasciata a La Repubblica ripercorrendo i vari passi di una tragedia sfiorata: "Mi ha stretto il collo fino a farmi sanguinare, mi ha soffocata due volte con un cuscino. Quando perdeva la calma, fermava l’auto e mi costringeva a scendere, mi diceva, ‘vado a schiantarmi, voglio morire’, era ossessionato dalla possibilità che potessi uscire con un altro tuffatore e in trasferta lo ha aggredito davanti a tre allenatori - ha raccontato l'atleta -. La mia allenatrice, Benedetta Molaioli, lo aveva portato a Roma dalla Danimarca. Aveva smosso mari e monti. Ci preparavamo insieme ed è nata un’amicizia, che, piano piano, è diventata un rapporto più personale. Non è mai stato semplice, neppure per un minuto. Poteva sembrare fossimo una coppia felice, lui era gentile con i miei genitori, ma non era così. A mia madre tante cose non le ho mai raccontate. Ero piccola e ho accettato situazioni che avrei dovuto liquidare subito. Gli chiedevo scusa per ogni cosa, mi faceva sempre sentire in colpa".

La tuffatrice ha quindi deciso di chiudere il rapporto con la Canottieri Aniene lo scorso dicembre dopo non aver trovato conforto nei tecnici: "Non potevo più restare, avevo perso la fiducia nella mia allenatrice. Mi ha lasciata indifesa, ha sempre tutelato il suo pupillo. Quando sono andata da lei, devastata e spaventata per quello che stava accadendo, mi ha zittita: ‘Per me Andreas è un bravo ragazzo’, ha detto. ‘Ti stai facendo troppi problemi, non me ne parlare più’. A mia madre ha spiegato che la violenza che subivo dipendeva dai miei atteggiamenti. Forse Molaioli pretendeva che una ragazzina non parlasse con nessuno in piscina e camminasse con lo sguardo basso per evitare la gelosia del tuffatore che proteggeva. Non ho mai capito davvero: che avrei dovuto fare, escludermi? Io non ho mai avuto atteggiamenti equivoci, non ho fatto nulla per far ingelosire Andreas. Lui, invece, mi ha tradito“. 

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