"Mi hanno puntato la pistola alla testa". L'episodio è stato confermato dal Comitato olimpico statunitense e anche dal Cio
Grande spavento per Ryan Lochte e altri tre nuotatori americani, che sono stati rapinati, sotto minaccia di armi, da falsi poliziotti in un taxi a Rio de Janeiro di ritorno da una festa. Lo ha raccontato lo stesso Lochte al brasiliano Thiago Pereira, anche lui nuotatore. L'episodio è stato confermato dal Comitato olimpico statunitense e anche dal Cio, dopo che inizialmente aveva smentito. I quattro stanno cooperando con le forze di polizia locali.
"Thiago e la moglie ieri notte sono andati a una festa di compleanno per un amico comune con Lochte alla Casa Francia - ha detto il portavoce di Pereira - Si sono divisi da Lochte quando lui è tornato al suo hotel con la moglie. Stamattina ha ricevuto le notizie dell'incidente di Lochte, quindi lo ha chiamato e l'americano gli ha detto che stava bene e che il taxi in cui era salito è stato teatro della rapina", ha aggiunto.
"Prima ci hanno fatto vedere un badge della polizia, poi ci hanno puntato le pistole intimandoci si sdraiarci a terra. Io mi sono rifiutato, ho pensato che non stessimo facendo niente di sbagliato, così non mi sono steso a terra: e mi hanno puntato la pistola alla testa", ha raccontato lo stesso Lochte alla NBC. Gli uomini indossavano una divisa da poliziotti e si erano identificati con un distintivo prima di aggredirli e intimargli di stendersi a terra. "Ci hanno tirato fuori dal taxi - ha aggiunto Lochte - i miei compagni si sono stesi terra. Quando mi sono rifiutato, uno di loro ha tirato fuori la pistola e me l'ha puntata in testa, strillandomi di mettermi giù. A quel punto ho alzato le mani. Ci hanno preso i soldi, i portafogli, ma mi hanno lasciato il cellulare e documenti".