L'Olimpiade giapponese è inaugurata ufficialmente dalla torcia tra le mani della tennista: poca euforia nella capitale, ma ora si comincia
La cerimonia di apertura di Tokyo 2020 è unica, soprattutto per le circostanze extra-sportive che si vivono ogni giorno a causa della pandemia. Nella capitale giapponese i sorrisi sono quindi centellinati rispetto al passato, ma non mancano le emozioni a scandire un evento in crescita, dalle immagini delle città deserte alla torcia olimpica portata da Naomi Osaka, passando per le note di "Imagine" di John Lennon.
Giochi sottovuoto, ma che non cancellano l'entusiasmo. Giochi che sono la certezza della resistenza e la speranza per il futuro. Giochi che hanno mobilitato e mobiliteranno miliardi di persone nel mondo. "Parte di un evento che unisce il mondo" per il presidente del Cio Thomas Bach. Tocca all'imperatore Naruhito dichiararli aperti, all'ex numero uno del tennis mondiale Naomi Osaka accendere il braciere. "Possiamo diventare più forti solo se resistiamo tutti assieme e alla fine ciò ci porterà alla fine del tunnel della pandemia". Cinquant'anni dopo ecco i Giochi di Tokyo che entreranno nella storia, come e più di tutti gli altri. Una cerimonia sottovuoto ma non priva di emozioni, dove i discorsi toccano il cuore più delle immagini. Pochi vip, 950, con Jill Biden, moglie del presidente Usa, ed Emmanuel Macron, in uno stadio deserto di spettatori. Ma tant'è, si parte per delle Olimpiadi che faranno la storia.
Il copione è stato riscritto da zero negli ultimi 12 mesi per "tener conto della realtà", dicono gli organizzatori. Niente eccessi o effetti speciali, via manga e karaoke. Musica primordiale e un video di figure geometriche che poco alla volta prendono la forma del National Stadium. "Separati ma non da soli". Un'altra metafora figlia di questi durissimi mesi di pandemia e di lockdown. Un'atleta si allena da sola nel buio, attorno spuntano altri maratoneti solitari. Uniti però da giochi di luce che li tengono insieme anche se distanti. Otto bambini introducono l'arrivo della bandiera giapponese, portata da quattro atleti, una persona diversamente abile e un infermiere. Poi l'inno nazionale con il ricordo delle vittime del Covid. Il momento più emozionante: la sfilata degli atleti della cerimonia d'apertura. Qui i coreografi lasciano spazio allo spettacolo per alleggerire i toni scuri di una cerimonia iniziata con le immagini delle città deserte. La colonna sonora e la scenografia sono ispirati al mondo dei videogiochi e dei manga. Entra per prima la Grecia. Poi la squadra dei rifugiati, seguono gli altri in ordine alfabetico.
L'Italia entra per 18esima, vestita da Giorgio Armani e dietro ai portabandiera, la tiratrice Jessica Rossi e il ciclista Elia Viviani. Presente con 110 atleti di 21 discipline. Un numero ridotto rispetto ai 384 azzurri qualificati - record storico - per l'evento a cinque cerchi a seguito delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19. Ad applaudire l'ingresso della delegazione italiana, in elegante tuta bianca con il tricolore riportato sul petto, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il Sottosegretario allo Sport del Governo, Valentina Vezzali, il membro dell'Esecutivo del Cio, Ivo Ferriani, il membro onorario del Cio, Manuela Di Centa, e Diana Bianchedi, coordinatrice generale del Comitato organizzatore dei Giochi di Milano Cortina 2026.
L'Argentina entra saltando a ritmo come tanti canguri. Le donne iraniane sono ovviamente velate, la parte a contatto con i capelli ha il colore della bandiera del Paese. La Russia sfila senza la sua bandiera per la nota vicenda doping e con la sigla internazionale ROC (Russian Olimpic Comitee). In 400 per la delegazione della Cina, la più numerosa, mentre la Francia sopra le divise ha una tuta simile a quella di medici e infermieri. Infine il Giappone padrone di casa. La cerimonia di apertura di Tokyo 2020 chiude anche una ferita olimpica aperta da 49 anni. Il minuto di silenzio osservato nel corso dell'evento è stato dedicato anche agli 11 israeliani uccisi in occasione dell'attentato palestinese ai giochi di Monaco 1972. Il cielo sopra Tokyo illuminato da una sorta di stella gigante che galleggia sopra lo stadio aiutata da droni e "Imagine", la canzone di John Lennon e Yoko Ono che risuona nello stadio cantata da grandi interpreti.
"Ci siamo preparati per i Giochi con la collaborazione di un numero infinito di persone per realizzare un evento in cui tutti quelli che ne prendono parte possano sentirsi al sicuro. Spero che questa cerimonia di apertura possa dare un piccolo contributo verso un futuro positivo" dice la presidente del Comitato organizzatore dei Giochi olimpici e paralimpici, Seiko Hashimoto. Entra nello stadio la bandiera olimpica: fra i sei che la reggono c'e' anche la nostra Paola Egonu. I pittogrammi inventati in Giappone, le contraddizioni di un Paese immerso nelle sue tradizioni ma con una grande proiezione nel futuro. E infine i tedofori. Grandi del passato, medici, infermieri e campioni paralimpici. L'ultima è lei, Naomi Osaka, la tennista già numero uno al mondo. Unica senza mascherina ad accendere il braciere più semplice di sempre in una cerimonia un po' con il freno a mano tirato, senza eccessi ma con tanta emozione.