Nessun oro individuale (non accadeva dal 1980), due argenti tra gli uomini e un bronzo nella spada a squadre femminile: il bilancio dell’Italia in pedana è al di sotto delle aspettative
© Getty Images
La scherma italiana si interroga dopo le delusioni di Tokyo 2020. Il bronzo ottenuto dalla squadra femminile nella spada non spegne l’amaro sapore di un medagliere inaspettatamente povero, per uno sport che storicamente ha sempre regalato grandi risultati. L’ultima speranza è affidata ai prossimi tornei a squadre, ma senza ori individuali la storia (in senso negativo) è già scritta: il movimento deve riflettere su se stesso.
La gioia per il bronzo della spada a squadre femminile (bella la finale del terzo posto che Federica Isola, Mara Navarria, Rossella Fiamingo e Alberta Santuccio hanno conquistato ai danni delle cinesi) non può comunque cancellare la delusione generale per una campagna olimpica in pedana a Tokyo 2020 al di sotto delle aspettative per la pattuglia azzurra. Con pochissime gare mancanti il medagliere azzurro registra due argenti, quello di Luigi Samele nella sciabola e Daniele Garozzo nel fioretto, e il bronzo delle spadiste: nessun oro individuale (non accadeva da Mosca 1980), ben lontani non solo i risultati di Rio 2016 (un oro, conquistato proprio da Garozzo, e tre argenti), ma anche e soprattutto quelli di Londra, in cui l’Italia della scherma conquistò tre ori, due argenti e due bronzi, dominando soprattutto a livello di fioretto con la vittoria in entrambe le gare a squadre e nell’individuale femminile con Elisa Di Francisca.
Cosa sia successo a livello di movimento andrà inevitabilmente analizzato a mente fredda, quando spade, fioretti e sciabole smetteranno di incrociarsi a Tokyo. Quel che è certo è che i risultati non abbiano affatto entusiasmato, e non è mancata nemmeno un po’ di sfortuna: nella spada maschile Andrea Santarelli si è visto scivolare il bronzo dalle mani per tre stoccate, in quella femminile Federica Isola ha mancato l’accesso alle semifinali perdendo 11-10 contro la cinese Sun. Ma la delusione più grande in assoluto è quella del fioretto femminile, che sin da Barcellona 1992 aveva regalato medaglie ed emozioni nelle gare individuali attraverso generazioni di inimitabili campionesse come Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Margherita Granbassi, Elisa Di Francisca, Arianna Errigo. Quest’ultima era anche presente in Giappone, ma è stata eliminata nel ‘derby’ ai quarti di finale contro Alice Volpi, sconfitta a sua volta da Larisa Korobeynikova nella finale per il bronzo.
Non resta davvero che affidarsi alle squadre per provare a rimpinguare il medagliere, e far valere la storia e una tradizione di uno sport che, al di là di come finirà in Giappone, vede sempre l’Italia come nazione di maggior successo ai Giochi Olimpici. Ma sembra sempre più necessaria un'approfondita "analisi della sconfitta".