Il caso della morte della sciatrice Matilde Lorenzi ha "ancora molti lati oscuri, riparlarne non ce la restituirà ma forse eviterà che una cosa del genere accada a un'altra Matilde". Così il giornalista ed ex sciatore Paolo De Chiesa in un video pubblicato su Instagram accompagnato dal messaggio: "Matilde Lorenzi. Solo un caso, destino, una fatalità? Non credo". Secondo De Chiesa "questa tragedia è stata liquidata in quattro e quattr'otto con una fretta che definire sospetta è riduttivo. Oltretutto sotto una cortina che definirei omertosa di silenzi e mezze verità inquietanti. Il gestore degli impianti, mentre Matilde respirava ancora, si è affrettato a respingere qualsiasi responsabilità, sostenendo che nel punto in cui è uscita fuori pista non ci dovesse essere alcuna rete, salvo constatare che nella pista sottostante, dove si allenano più che altro gli atleti della Coppa del mondo, ci sono reti B in doppia fila, da una parte e dell'altra". Da parte loro, ha aggiunto - De Chiesa - "gli allenatori e la commissione medica hanno sostenuto che Matilde si sia provocata queste gravissime lesioni cadendo di faccia sul ghiaccio. A questo riguardo nutro qualche dubbio. Oltretutto non c'è un'autopsia che possa avvalorare o confutare questa ipotesi. Io credo che ci si faccia così male quando si finisce contro un ostacolo, subendo un impatto violentissimo, come quello subito da Matilde, che è stata sbalzata di almeno due/tre metri fuori pista". De Chiesa si chiede "perché gli allenatori traccino così vicino a un bordo pista così pericoloso? Perché sono obbligati dal sistema commerciale degli impianti che è quello di portare il numero più alto possibile di sciatori in pista", anche se - precisa - le "partenze alternate" riducono il rischio di essere investiti.