Non si spegne l'eco della grande impresa di Warner
Damian Warner è l’ennesima prova che quando due etnie si incontrano, le migliori qualità, fortificate dal cocktail, possono venire in superficie. Il padre di Damian è di Barbados, la madre è una canadese bianca. Lui è nato a London, Ontario. In questo senso il decathlon è una miniera: Jim Thorpe, nativo (una volta si diceva pellerossa), irlandese e qualcosa di francese, Daley Thompson, scozzese e nigeriano, Dan O’Brien, afroamericano e finlandese, Brian Clay, afroamericano e giapponese, Ashton Eaton, afroamericano e caucasico per parte di madre. Curiosamente, O’Brien e Eaton sono concittadini: Portland, Oregon. Esistono molti altri illustri o freschi esempi: Tiger Woods, Michael Norman, Malaika Mihambo, Andrew Howe, Marcell Jacobs, Larissa Iapichino.
Rivoli diversi e complessi in Wayde van Niekerk. Il decathlon, terra di uomini vitruviani, ha offerto il meglio: otto titoli olimpici, otto titoli mondiali, sette record del mondo. Contrariamente a quanto ne pensi qualcuno, mixare apre a magnifiche possibilità: le prove sono sotto gli occhi sfogliando i sacri testi, cartacei o in rete, o tenendosi aggiornati sui risultati, linfa vitale per capire e per lasciarsi andare a goffe previsioni, a imbarazzanti analisi.