Era appassionato soprattutto delle discipline olimpiche. Si narra che rifiutò un provino tra i pro del baseball americano. Grande l'amicizia con Maradona
La politica nel sangue, lo sport nel cuore. Cuba piange Fidel Castro, il suo Lìder maximo. Un uomo carismatico e molto discusso, le cui idee hanno cambiato la vita e la storia del suo Paese. Dalla presa del potere insieme al Che alla deriva autoritaria, il Comandante Fidel ha sempre avuto un occhio di riguardo per le discipline sportive, soprattuto per quelle olimpiche, vissute come un momento di riscatto pe ril suo polo. "E' nello sport che avrei dovuto dare il meglio di me, non in politica...", aveva confessato una volta Fidel.
Dopo l'embargo, i cubani si sono trasformati in un popolo di "lottatori". Anche nello sport. E Fidel Castro ha seguito sempre con grande passione le gesta della sua gente. La leggenda vuole che il Lìder maximo rifiutò una carriera tra i pro del baseball americano per intraprendere la via della Rivoluzion. A Cuba le Olimpiadi erano tutto. E Castro seguiva sempre in diretta gli eventi dei Giochi soffrendo insieme ai suoi atleti.
Amava molto il baseball il volley e la boxe. Ma non solo. "Non perdo una gara olimpica in televisione, dai pesi al taekwondo, dal ciclismo al volley, tutto lo sport mi piace", aveva spiegato Fidel in un'intervista. Col calcio Cuba in vece non ha mai avuto un buon rapporto. Ma Castro è comunque riuscito a stregare uno dei più grandi di sempre, Diego Maradona. "Ha lasciato un Paese con un grande livello di dignità, una grande potenza morale - raccontava l'ex Pibe de Oro di Fidel -. Il patrimonio dell’isola è un grande capitale umano e con i vantaggi di un alto livello di educazione". "Quando morirò nessuno ci crederà, bisognerebbe fare una grande statua a Maradona", rispondeva il diretto interessato.
Riscatto sociale, giustizia e sport. Per il Lìder maximo le tre cose spesso andavano di pari passo. Dopo il secondo posto Alle World Classid di baseball del 2006, Cuba devolse il premio alle vittime dell'uragano Katrina. Un gesto importante, per sottolineare la vicinanza dei popoli in un momento di grande sofferenza per il "nemico" americano. Per Fidel Castro lo sport era un vero strumento di promozione sociale. Insieme alla sanità è stato uno uno degli elementi chiave della sua vita pubblica.
Ma dallo sport per il Lìder maximo non sono arrivate soltanto gioie. Come ai Giochi del 2008 di Pechino, con i torti subiti nella boxe e nel taekwondo con la vicenda di Angel Valodia Matos. "Non sono obbligato al silenzio contro la compravendita degli atleti e la corruzione degli arbitri", disse Fidel scagliandosi contro la corruzione nel mondo dello sport e la compra-vendita degli atleti. "Nel monco c'è chi si dedica a rubare atleti ai Paesi del Terzo Mondo: Cuba non ha mai corrotto un atleta o un arbitro", tuonava. Fidel vedeva lo sport come uno strumento di riscatto, fin dagli inizi della sua carriera da rivoluzionario. Un modo per formare il popolo e dimsotrare al Mondo la forza di Cuba. Memorabili sono le sue partite con con Che Guevara e Camilo Cienfuegos nello stadio Latino. Da quegli anni è trascorso molto tempo e molte cose sono cambiate. Compresa la passione dei cubani per lo sport. Addio Fidel.