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SwissLeaks: segnalato Alonso

I tre sportivi tra i 7mila italiani coinvolti nella maxi inchiesta "SwissLeaks"

09 Feb 2015 - 18:12

Ci sono anche 7mila italiani coinvolti nella maxi-inchiesta per rivelare un sistema di evasione fiscale mondiale attraverso la filiale svizzera della Hsbc. Tra questi figurano i nomi di Flavio Briatore, Fernando Alonso e Valentino Rossi. La loro presenza non indica automaticamente un reato, ma i protagonisti dovranno spiegare le rispettive situazioni. La banca avrebbe avuto un ruolo nella relazione tra trafficanti di droga e di armi.

I primi contenuti di "SwissLeaks" sono stati pubblicati dal quotidiano francese Le Monde rivelando, con il coinvolgimento di 60 organi di stampa internazionali, che circa 180 miliardi di euro sarebbero passati a filiale Hsbc di Ginevra tra il novembre 2006 e il marzo 2007, appartenenti a circa 100mila clienti (di cui 7mila italiani). Tra questi oltre al re del Marocco e a quello giordano, risultano anche tre volti noti dello sport: Alonso, Valentino Rossi e Briatore. La loro presenza nella lista - come ribadisce il coordinamento del consorzio di giornalismo investigativo Icij - non è sinonimo di colpevolezza o che i personaggi in questione non abbiano poi regolarizzato la posizione con i rispettivi governi.

Una risposta in merito alla questione è arrivata da Briatore tramite il suo legale, Philippe Oukra, rispondendo al perché sui 38 conti aperti in Svizzera nel periodo dell'inchiesta: "Quelle cifre risalgono a più di 10 anni fa con la conseguenza che il signor Briatore non è in grado di confermare o negare i dettagli delle asserzioni. Il signor Briatore può confermare che lui e alcune sue compagnie - alcune delle quali erano guidate dalla Svizzera - hanno tenuto alcuni conti bancari in Svizzera, in modo perfettamente legale e rispettando tutte le leggi e regolamenti fiscali".

La stessa banca, per stessa ammissione della sede centrale inglese della Hsbc un po' meno rigida nei controlli in quel periodo, oltre alla quantità enorme di denaro transitata favorendo l'evasione fiscale, è sospettata di aver continuato a fare affari con personalità sospettate di finanziare il terrorismo islamico e gli stessi funzionari avrebbero contattato a partire del 2005 persone con patrimoni superiori a un minimo di un milione di euro, proponendo loro di nascondere il denaro attraverso società fantasma basate di solito a Panama o alle Isole vergini britanniche.

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