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Il boomer milanese in esclusiva: intervista all'idolo di TikTok. "Mi volevano Inter e Milan"

Intervista al "figlio degli anni '80": "Potevo finire all'Inter o al Milan e quelle notti con  Nicola Berti..."

05 Nov 2024 - 18:50
 © sportmediaset

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Chi è davvero il "boomer milanese"? Abbiamo il piacere di avere incontrato e ascoltato una voce autentica che rappresenta un'intera generazione cresciuta tra le vie di Milano, tra il boom economico e i cambiamenti radicali del nuovo millennio.
In questa intervista esclusiva, esploreremo le sue esperienze legate al calcio del boomer milanese, la sua passione per l'Inter e i retroscena su una carriera mancata da grande campione. Sì, perché il boomer milanese è stato anche un calciatore.

Lo incontriamo in uno dei tanti bar di Milano. Capelli impomatati e un completo elegante accompagnato da una cravatta ed fazzoletto di seta.
Un uomo da copertina. Lo troviamo seduto con la sua tipica postura disinvolta al tavolino del bar, intento a raccontare una delle sue tante avvincenti storie ai suoi amici di lunga data. Ci accoglie con il suo tipico fare sornione.
Anzitutto la ringraziamo per averci concesso l’onore di poterla intervistare.
"Non c’è di che. Di solito non concedo interviste. Lo faccio solo in virtù della lunga amicizia che ho avuto con Silvio e che ho tutt'ora con Fedele".
E di questo ne siamo tutti lusingati, ma data l'occasione concessa vorremmo subito porLe qualche domanda.
"Prego".
Lei poteva essere un peso massimo della boxe; una stella della NBA; il potenziale vincitore di innumerevoli palloni d’oro nonché uno dei più grandi piloti di motociclismo e di Formula Uno. Che cosa l’ha fermata?
"Una lunga storia... ci sarebbe molto da raccontare, ma in sintesi potremmo dire che da sbarbato purtroppo non avevo la testa. Vivevo una vita da rockstar e ogni giorno per me era una nuova avventura".
Sappiamo, ad esempio, che Inter e Milan fecero di tutto per averla.
"Confermo. Un giorno alcuni osservatori del Milan passarono casualmente nei pressi dell'Oratorio Don Bosco dove ero solito andare a giocare a pallone quand'ero ancora un "bagai" (ragazzino in milanese). Appena mi videro si misero le mani nei capelli, urlando: "figa, sto sbarbato c'è l'ha mandato la provvidenza!!!". Una volta raccolte le mandibole da terra, mi ficcarono in auto per poi portarmi di corsa a Milanello a mostrarmi ai dirigenti del Milan e lì feci un provino della madonna".
Secondo alcune indiscrezioni di spogliatoio in quell'occasione venne marcato da un giovanissimo Franco Baresi.
"Sì, anche lui era uno sbarbato all'epoca. Sapete che sono umile e che in quanto umiltà batto tutti 10 a 0. Difatti ci tengo a precisare sin da subito che non voglio in alcun modo sminuire Franco, la sua carriera e la sua storia, ma in quel caso con la mia presenza in campo il suo talento venne messo in ombra, oltre che in seria discussione".
Ci spieghi meglio, come andò quel provino?
"In pratica non gli feci vedere un pallone. Al terzo tunnel guardò i compagni e, con aria sbigottita, esclamò: "ma da dove cazzo è uscito questo qua???" Mi ricordo come se fosse ieri. Passò tutta la partita a richiamarli, urlando: "Non posso fare tutto da solo!! Aiutatemi a marcarlo, cazzo!!". Lo stavo tirando scemo con i miei numeri, tanto che a fine partita uscì dal campo rosso e nero come la maglia che indossava. Il resto è storia".
Sempre secondo indiscrezioni sugli spalti fu notato anche da un certo Gianni Brera.
"Sì, un vostro collega dell'epoca. Ricordo che appena mi vide giocare il sigaro gli andò di traverso. Tanto che corse giù dagli spalti urlando ai responsabili delle giovanili: "fate ballare l'occhio sul ragazzo perché questo è una promessa!". Successivamente venni a scoprire che scrisse un articolo su di me, che parlava di me. Qualche giorno più tardi infatti nel recarmi al bar sotto casa presi la Gazzetta dello Sport sotto mano e con mio grande stupore lessi a caratteri cubitali: "ASTRO NASCENTE DEL CALCIO MENEGHINO INCANTA NELLE GIOVANILI DEL MILAN!!!". A quel punto si fece sotto l'Inter..."
La sua squadra del cuore.
"Esatto. Si presentarono sotto casa mia Mazzola e l'Avvocato Prisco con l'intento di portarmi con loro Arena Civica, ma questa storia la racconterò più avanti".
Potremmo almeno avere almeno qualche anticipazione? Che cosa interruppe la sua ascesa?
"Purtroppo mi sono rotto il crociato. Venni trasportato d'urgenza prima al Fatebenefratelli e dopo essere stato visitato da Enzo Jannacci (medico, oltre che cantautore) farfugliò qualcosa. Purtroppo non so dirvi cosa, son sincero, perché quando Jannacci parlava non si capiva un cazzo... So solo che, data la gravità, mi fece mandare d'urgenza al Gaetano Pini e, una volta arrivato lì, nonostante l'impegno e la dedizione degli specialisti in ortopedia, arrivò l'ardua sentenza: "ci dispiace, ma lei non potrà più giocare a calcio". A quel punto, fine dei giochi. Carriera finita".
Una grave rinuncia per la storia del calcio non solo italiano, ma anche mondiale. Sappiamo però che altri talenti non le mancavano. Cosa può dirci, ad esempio, riguardo l'incontro/scontro che ebbe con Mike Tyson all'aeroporto di Malpensa a ridosso degli anni '90?
"E' una vecchia storia di cui preferirei non parlarne. Preciso che all'epoca ero matto come un cavallo. Ero pericoloso, non avevo autocontrollo. Posso solo dirvi che se non fosse stato per il suo staff e per Silvio che aveva 'sta fissa di sistemare le situazioni, avrei ridotto Tyson come un quadro di Picasso".
Fonti accreditate però affermano che dopo quella scazzottata Don King fece di tutto per tirarla dentro nel giro.
"Sì, dopo avermi visto combattere a Don King gli si erano drizzati ancor più i capelli, tanto che voleva mettermi subito sotto contratto e portarmi con lui in America a fare una serie di incontri, ma come vi ho detto, all'epoca non avevo la testa. Pensavo solo alle donne".
Ecco, noi anche su questo punto volevamo arrivare: le donne. Una vecchia croce che si è sempre dovuto portare...
"Vedo che in Mediaset fate bene il vostro lavoro e che come al solito siete sempre ben informati su tutto. Esatto. Ogni medaglia purtroppo ha sempre due facce e le donne sono sempre state il mio tallone d'achille. Come diceva Schopenauer "le donne sono una trappola della natura" e per me è stato proprio così".
Siamo ben consapevoli di come lei sia anche un filosofo, non per nulla i suoi seguaci sui social la chiamano "maestro". Ma secondo lei, a cosa è dovuta questa croce?
"Mah, fior fior di esperti (come biologi, sessuologi, psicologi... "gente col melone", insomma), si sono interrogati ampiamente sulla questione, tanto da non essere ancora arrivati ad una conclusione certa, ossia scientifica. C'è chi dice il sorriso, altri invece affermano che in realtà tutto dipenda da questioni ormonali (adesso, non per dire, ma io ho degli ormoni della madonna). Un bel grattacapo... vai a capirlo. Il dibattito tra eminenti studiosi rimane ancora aperto".
Ma in attesa di una risposta degli esperti, lei a cosa attribuisce tutto questo magnetismo? Ha mai ipotizzato da cosa possa dipendere?
"Io direi da un combinato disposto di tutte e due i fattori. Sul discorso ormonale, si sa: le donne hanno fiuto per certe cose... però a detta delle stesse, anche il sorriso è micidiale e se volete potrei provarvelo qui, ora, davanti ai vostri occhi".
Sarebbe un onore per noi di Mediaset poter assistere a questo evento straordinario. (a questo punto il Boomer, sempre con fare sornione, si gira verso una ragazza presente nel locale e dopo averle sorriso non possiamo che confermare come la ragazza abbia letteralmente perso i sensi)
"Avete visto?"
Impressionante... mai vista una cosa del genere. Un'ultima domanda: sappiamo che Nicola Berti è stato, insieme al Giangi ed il Buslaghi, un altro dei suoi grandi compagni di avventure negli anni d'oro della Milano da bere. Può confermare?
"Confermo. Io e Nicola siamo da sempre grandissimi amici di scorribande notturne"
Ha qualche breve aneddoto da raccontarci?
"Nicola, come il sottoscritto, è sempre stato un "gaudente di primissima". Essendo gli anni '80 anni "di grande libidine", a differenza dei cugini milanisti che preferivano concentrarsi solo sul pallone, noi interisti preferivamo alternare il pallone ai bagordi e solo per questo motivo in quegli anni i cugini hanno avuto la meglio in termini di competizioni europee. Detto ciò io e Nicola, ad esempio, eravamo soliti fare scherzi all'Avvocato Prisco (un giorno ne racconterò qualcuno) e, confesso, siamo stati anche la causa del declino di importanti giocatori dell'epoca come Ronaldo il Fenomeno e Adriano".
Questo è uno scoop! Potrebbe dirci qualcosa di più a riguardo?
"Diciamo che se non li avessimo portati con noi in giro per locali notturni a far baldoria, probabilmente la loro carriera sarebbe finita diversamente. Purtroppo a differenza di me e Nicola, per quanto gaudenti i brasiliani non reggevano il ritmo notturno. Non erano tagliati per conciliare la vita mondana alla trance agonistica e, col senno di poi, posso solo dire che sarebbe stato meglio evitare di portarceli dietro. Per il loro bene lo dico, sia chiaro. Però quelli erano anni così... e ripeto: noi interisti vecchio stampo su certe cose non c'avevamo la testa. Spero di essere stato abbastanza esaustivo, adesso però vi chiedo gentilmente di mollarmi perché avrei un impegno urgente da rispettare: devo andare per entraineuse".
Grazie mille per averci concesso parte del suo tempo prezioso.
"Grazie a voi e un saluto a tutte quelle vecchie rocce di SportMediaset".

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