Si riprende da Biohazard ma c'è tanto di Resident Evil 4: Ethan Winters torna a combattere contro l'orrore
"First reaction: shock" verrebbe da dire iniziando a giocare a Resident Evil Village: si riparte dal settimo capitolo, visto che per la prima volta nella saga Capcom ci troviamo di fronte a un sequel diretto, eppure il mondo del protagonista Ethan Winters si capovolge in un modo talmente brutale e sanguinoso che siamo catapultati nella realtà del Villaggio attorno al quale si dipanerà il gioco senza poter tirare fiato, immergendoci subito in un'atmosfera cupa, nevosa e disturbante che riporta alla mente Resident Evil 4.
Il richiamo a quello che è stato uno dei titoli più apprezzati della saga non è un caso: il gameplay di fatto segue ciò che avevamo già visto in Biohazard ma arricchito da quella che possiamo chiamare "idea di open world", visto che la mappa è sì esplorabile ma senza essere dispersiva, e la possibilità di potenziamento delle armi oltre all'interazione con il Duca, che dietro pagamento di moneta locale - il Lei - potrà aiutare ad ampliare il nostro armamentario. La longevità del gioco, terminabile in una decina di ore, è comunque assicurata dai contenuti e modalità di gioco extra, oltre che da qualche chicca come il ritorno della modalità "I Mercenari" con sfide a tempo a suon di kill.
A proposito di kill, l'anima maggiormente action del titolo si nota quasi subito: la ricerca della figlia Rose costringe Ethan a disimpegnarsi in enigmi dalla media difficoltà ma soprattutto a scatenarsi contro l'armata della misteriosa Madre Miranda. I mostri sono piacevolmente lontani dalla classica idea zombie ma anzi hanno differenziazioni tali da sembrare di essere sempre diversi, buona l'AI anche se agevola oltremodo il player una volta ricevuto un colpo, arretrando e ripartendo alla carica con lentezza e quindi lasciandoci un buon tempo di azione per continuare a sparare o eventualmente scappare.
La cosa più importante, però, è che l'ambientazione e la trama risultino sempre a fuoco, sia per quanto riguarda il nuovo coinvolgimento di Ethan nella storia sia nel superare quelle che a prima vista sembrano scene un po' troppo esagerate e scollegate ma che, a ben vedere, alla fine trovano tutte ricongiungimento. Non sarà raro volersi perdere nell'esplorare stanze, componente abbastanza nuova per Resident Evil e che va un po' a colmare uno slancio horror meno marcato.
In definitiva, RE Village convince praticamente sotto ogni aspetto e, cosa forse anche più importante, ci lascia una sensazione di percorso appena iniziato: Capcom sembra aver apparecchiato il futuro dei prossimi capitoli con questo mix di tradizione e novità, i 25 anni del suo franchise più conosciuto sono stati celebrati adeguatamente e hanno tracciato una strada che farà felici la maggior parte degli aficionados del genere.