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"Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection": la recensione

Le tartarughe ninja "rivivono" in tredici giochi tra i più iconici usciti durante il boom degli anni '90

di Stefano Fiore
22 Mag 2023 - 15:34
 © ufficio-stampa

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Una trentina di anni fa il sottoscritto alternava lacrime di disperazione a momenti di finta rabbia cercando di convincere papà a rientrare verso casa dalle vacanze "solo" per poter vedere il secondo film della trilogia classica delle Tartarughe Ninja (visto che, ai tempi, le grandi pellicole venivano trasmesse solo nelle grandi città e non nei piccoli cinema dei luoghi di villeggiatura). La premessa è necessaria per capire con che animo mi sia approcciato a 'Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection', quella che Konami chiama la "collezione definitiva" dei videogiochi a tema Tartarughe Ninja. E comunque sì, ai tempi fui accontentato: ritorno in città, visione del film e di nuovo indietro in vacanza. Altri tempi, gli stessi che si respirano appena si avvia il titolo - disponibile per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, Pc e Nintendo Switch a 39,99 euro - che per forza di cose gioca sul fattore nostalgia.

E difatti ci si ritrova subito catapultati in atmosfere anni '90, quando oltre alle console si andava ancora nelle sale giochi: non a caso a volte sembra che nei tredici titoli giocabili ci siano doppioni, in realtà a trarre in inganno sono le diverse trasposizioni per cabinati, SNES, Mega Drive, Game Boy e così via. E quindi, joystick in mano (lo abbiamo provato su PS4) e polpastrelli caldi, l'unica via è quella di premere furiosamente, che sia un picchiaduro a incontri stile Street Fighter o un picchiaduro a scorrimento stile Final Fight, che personalmente preferisco.

Piccolo recap per i più giovani. Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo sono quattro tartarughe che, venute a contatto con un liquido radioattivo, assumono sembianze antropomorfe e, sotto la preziosa guida del maestro Splinter e dell'aiuto di April O'Neil, combattono contro il male, personificato quasi sempre dall'arcinemico Shredder. Ognuna col suo colore, ognuna con la propria arma e, di conseguenza, specifiche mosse speciali.

© ufficio-stampa

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Si possono cambiare filtri tv, scegliere se giocare alla versione americana o quella giapponese, il salvataggio è attivo in ogni momento, con la modalità spettatore si può vedere come completare il gioco e c'è anche una serie di "trucchi" (più che altro potenziamenti) che tanto avremmo voluto anche trent'anni fa... ma, nonostante le diverse aggiunte effettuate da Digital Eclipse, è stato mantenuto lo spirito originale di quegli anni. L'anima a 8 e 16 bit, i colori ricchissimi, le ambientazioni 2D e la possibilità del multiplayer catapultano chiunque in quella che era la normalità solo tre decenni fa, quando la sfida era (anche) salvare il pollice dai crampi, dopo una serie interminabile di nemici abbattuti: divertentissimo.

La vera chicca, però, sono gli extra: le vecchie pubblicità dei giochi, colonne sonore, i manuali in lingua originale, qualche frame tratto dai cartoni animati, cover dei fumetti, le confezioni dei giochi e ancora tanto altro. Per un appassionato è materiale da perderci la testa e le ore, add-on che giustifica almeno in parte un prezzo non proprio contenuto.

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