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Berrettini spiega collaborazione con l'ex preparatore di Sinner: "Può aiutarmi a crescere, non mi interessano i giudizi altrui"

Il tennista romano ha respinto le critiche in merito alla scelta di affidarsi a Umberto Ferrara, coinvolto nel caso Clostebol

di Marco Cangelli
17 Feb 2025 - 10:40
 © Getty Images

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"Posso dire che quando scelgo un membro nuovo del team, dietro ci sono riflessioni e pensieri: considero Umberto un serio professionista, l’ha detto anche Jannik in forma pubblica e privata". Matteo Berrettini non le manda a dire a chi gli chiede il perchè abbia deciso di inserire Umberto Ferrara nel proprio team. Il preparatore emiliano è stato coinvolto nel caso Clostebol che ha portato alla squalifica di Jannik Sinner per tre mesi a causa dell'acquisto del famigerato spray Trofodermin, contenente la sostanza vietata. 

Una serie di coincidenze che hanno portato all'allontamento di Ferrara dal team del numero 1 al mondo e all'approdo in quello del tennista romano che ha deciso di puntare comunque sulla professionalità del 55enne bolognese, in passato già al fianco di grandi tennisti.

"È stato fatto un errore, purtroppo. Non doveva succedere ma è successo. Quando ho incontrato Umberto per parlare di lavoro questo tema è entrato nella conversazione, naturalmente. Ma la valutazione è stata un’altra: io sono convinto che possa aiutarmi nel mio processo di crescita - ha spiegato Berrettini in un'intervista a Il Corriere della Sera -. Se poi la gente è stupita, stranita, arrabbiata, non so che fare. Sinceramente ho smesso di preoccuparmi di quello che pensa la gente tempo fa: se leggessi ogni commento, non reggerei al peso di tutto".

A proposito di Sinner, Berrettini non ha dubbi: il compagno di Nazionale non ha alcuna colpa e la squalifica sarebbe frutto di un errore non suo, anche se il rapporto fra i due non sembra esser così forte spesso celebrato in passato: "Ho sempre sostenuto Jannik, non smetto di farlo adesso. Credo sia un momento molto duro per lui, paga un errore, mi dispiace. Non faccio l’avvocato, non ho i dettagli. Ma non ho dubbi che tornerà più forte - ha sottolineato l'ex numero 6 del mondo -. Non ho sentito Jannik, mi sembra più giusto rispettare il suo momentoIo sono amico di tutti e migliore amico di nessuno. I miei veri amici non sono i miei colleghi ma non perché mi stiano antipatici. I veri amici si costruiscono dall’infanzia, col tempo, vanno coltivati. Ai tornei crei il tuo nucleo, la tua squadra. È chiaro che con Sonego, Bolelli e Vavassori ho un rapporto più intimo: ci conosciamo da una vita. Ma se Vava si molla con la fidanzata non viene a raccontarlo a me... Nei momenti di crisi non ti rivolgi al collega ma all’amico. Stiamo parlando di amicizie di lavoro. E alla base di tutto deve esserci il rispetto, che spesso manca".

L'attenzione di Berrettini è ora concentrata sui prossimi tornei e soprattutto sull'ATP 500 di Doha dove l'azzurro avrà di fronte a sé Novak Djokovic. Un appuntamento che fa parte del suo percorso di ripresa dopo annate complicate e che potrebbe riportarlo in grande forma in vista della stagione sull'erba dove Matteo ha già conquistato una finale a Wimbledon nel 2021

"E' un periodo di transizione e costruzione. Erano anni che non iniziavo una stagione senza pensare al mio corpo. Quasi mi fa strano. Sto ritrovando il mio equilibrio: ora posso permettermi di programmare un futuro, quando non stavo bene era tutto un navigare a vista. Sono molto duro con me stesso, ed è un’arma a doppio taglio: questa severità mi ha permesso di spingermi oltre i miei limiti ma in altri momenti, magari di difficoltà, tendo a buttarmi giù più di quanto dovrei. Sto lavorando bene però chiedo a me stesso un po’ di pazienza. Sento che succederanno belle cose. Ho molta fiducia in ciò che sto facendo - ha concluso Berrettini -. No, non sto aspettando l’erba. L’obiettivo è fare risultato tutti i giorni. Piuttosto aspetto la stagione sulla terra per il piacere di godermela: sono anni che non ci riesco". 

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