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Cahill non fa marcia indietro sull'addio a Sinner: "Dopo tre anni ha bisogno di un'altra ispirazione"

Il tecnico australiano ha voluto ribadire la propria decisione nonostante lo stop per la positività al Clostebol

di Marco Cangelli
03 Mar 2025 - 12:18
 © Getty Images

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"Dopo tre o quattro anni è il momento per qualcun altro, una voce diversa, un’ispirazione diversa". A confermarlo è Darren Cahill che, in riferimento al rapporto con Jannik Sinner, ha confermato la volontà di concluderlo al termine della stagione 2025. Nonostante l'azzurro sia stato costretto a fermarsi per tre mesi a causa della positività al Clostebol, il tecnico australiano non vuol fare marcia indietro e ha confermato così il termine fissato per uno dei sodalizi più vincenti della storia del tennis.

"La finestra temporale per il coaching è forse tre o quattro anni. E se dura più a lungo sei più un persona che lo protegge o un manager. Perché c’è una finestra di tre o quattro anni in cui puoi impartire tutto, e questo è anche il punto dell’allenatore - ha spiegato Cahill in un'intervista rilasciata al podcast Tennis Insider Club -. Lo stile migliore di allenare un giocatore è insegnargli le cose in modo che possa risolvere i problemi da solo. E così il giocatore arriverà a un certo livello dopo tre anni. E quando gli dirai una cosa, lui la saprà già".

Il rapporto fra i due nasce in realtà da lontano, quando Sinner iniziava a farsi largo nel panorama internazionale, lasciando l'allenatore oceanico a bocca aperta. Una situazione che ha spinto Cahill ad accettare il compito dopo l'addio dell'altoatesino a Riccardo Piatti: "Ho commentato Jannik quattro o cinque anni fa per ESPN e ho detto ‘O mio Dio, questo giocatore è così bravo’. Il suono che ha la palla quando la colpisce, il modo in cui si muove. Sapevo che sarebbe diventato un grande giocatore e aveva un grande allenatore, come Riccardo Piatti. Il nostro rapporto è iniziato facendo solo tre o quattro settimane sull’erba insieme, una prova, per vedere come stavano le cose - ha svelato Cahill -. Ha perso al primo turno contro Tommy Paul, non è andata proprio benissimo. Ma ha giocato bene e Tommy è un buon giocatore sull’erba. È un grande ragazzo, umile, ha tutti i valori fondamentali. Un ottimo attaccante da fondo campo, ha apportato modifiche al suo servizio e ad altre cose“.

Le vittorie di Sinner hanno però fatto crescere anche il team attorno a lui, a partire dallo stesso Cahill che è riuscito ad ampliare il proprio bagaglio di conoscenze grazie anche alle difficoltà incontrate con il caso Clostebol: "Ho più esperienza nella comunicazione adesso, era importante mantenere unita la squadra, proteggerlo in questo ultimo anno, assicurarsi che si rendesse conto che non aveva fatto nulla, che fosse orgoglioso della persona che è, tutto questo è stato molto importante per noi. È stato davvero impegnativo, ma incredibilmente gratificante l’esperienza degli ultimi due anni. E vedere cosa ha fatto l’anno scorso agli Australian Open - ha sottolineato Cahill -. Abbiamo cambiato la strategia contro Medvedev, ha cambiato completamente il suo gioco, e poi lo guardavamo farlo, ma farlo con tanta calma…come fa a fare questo. Mio Dio, io impazzirei per questa cosa. Beh sì è un uomo ben oltre la sua età, maturo, anche se in realtà è ancora un ragazzino“.

La gestione della vicenda antidoping ha lasciato a quel punto sbigottiti anche i membri del team di Sinner considerata la giovane età del bolzanino, ma soprattutto una maturità fuori dal comune che gli ha consentito di rivincere Coppa Davis e Australian Open. Il tutto nonostante fosse alle prese con una vicenda alquanto spinosa che l'ha costretto a patteggiare con la Wada una squalifica di tre mesi. "Come ha fatto a ottenere quei risultati nell’ultimo anno, con questa pressione per la vicenda Clostebol? Ce lo chiediamo anche noi. Incredibile onestamente. Ci sono giocatori che trovano la loro sicurezza sul campo da tennis. Ci sono alcuni giocatori che portano i problemi sul campo e altri che li lasciano fuori. Lui li lascia fuori, e quindi è stato straordinario. Abbiamo parlato di tutte queste voci dai giocatori, dagli allenatori, dai media - ha concluso Cahill -. L’altro giorno mi ha detto: ‘Non preoccuparti delle critiche delle persone da cui non accetteresti consigli’. Oh mio Dio, ha 23 anni, e viene da lui. Ok, andiamo avanti. È un ragazzo molto maturo, so che l’Italia è molto orgogliosa di lui e dovrebbe esserlo, non c’è motivo per non essere orgogliosi di quel ragazzo“.

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