Il serbo: "Chi si lamenta nella mancanza di trasparenza in questo caso ha ragione". Alcaraz: "Se lasciano giocare Jannik un motivo ci sarà"
Novak Djokovic ha chiesto "protocolli chiari" e "approcci standardizzati" ai casi di doping nel tennis, sabato, commentando il caso in cui è stato coinvolto Jannik Sinner. Il serbo, parlando con i giornalisti mentre si prepara a difendere il suo titolo agli US Open, ha detto che i giocatori che hanno lamentato la mancanza di trasparenza nel caso del numero uno al mondo hanno ragione. "Capisco la frustrazione dei giocatori per la mancanza di coerenza", ha detto il 24 volte campione del Grande Slam. "Da quanto ho capito, il suo caso è stato risolto nel momento in cui è stato annunciato. Ma credo che siano passati cinque o sei mesi da quando la notizia (dei test positivi) è stata comunicata a lui e al suo team".
"Quindi, sì, ci sono molti problemi nel sistema", ha detto Djokovic. "Vediamo la mancanza di protocolli standardizzati e chiari. Posso capire i sentimenti di molti giocatori che si chiedono se siano trattati allo stesso modo". Diversi giocatori hanno suggerito che Sinner abbia ricevuto un trattamento speciale a causa della sua posizione in classifica, chiedendo perché non sia stato sospeso provvisoriamente mentre si svolgeva l'indagine che lo ha scagionato. Ieri Sinner ha ribadito di essere stato trattato come qualsiasi altro giocatore.
Per Djokovic il caso Sinner è un esempio lampante del perche' lo sport ha bisogno della controversa Professional Tennis Players Association, che ha contribuito a fondare per dare ai giocatori una maggiore voce in capitolo. Si è chiesto se alcuni casi di questo tipo possano essere risolti con poca pubblicità, come quello di Sinner, perché il giocatore aveva i fondi per assumere una rappresentanza legale costosa ed efficiente, mentre altri giocatori non hanno questa possibilità? "Non lo so", ha detto Djokovic. "È un caso o no? È un aspetto che ritengo si debba indagare di più a livello collettivo, per esaminare il sistema e capire come questi casi non si verifichino, cioè non il caso in sé, ma come si possa standardizzare il tutto in modo che ogni giocatore, a prescindere dal suo ranking o dal suo status o dal suo profilo, sia in grado di ottenere lo stesso tipo di trattamento".
Secondo Carlos Alcaraz il caso è più ampio di quanto sia stato reso pubblico, ma ha rifiutato di criticare la decisione dell'ITIA. 'Sono abbastanza sicuro che ci sono molte cose che non sappiamo. Ma se hanno permesso a Jannik di continuare a giocare, è per qualcosa. Hanno detto che è innocente, quindi è tutto ciò che so e di cui posso parlare".