L'azzurro sarebbe entrato in contatto con il principio attivo a causa del fisioterapista, mentre la polacca avrebbe assunto un integratore contaminato
di Marco Cangelli© Getty Images
La positività di Iga Swiatek alla trimetazidina ha scatenato un nuovo polverone sul mondo del tennis, riportando l'attenzione sul caso clostebol che sta interessando da mesi Jannik Sinner. Se l'altoatesino se l'è cavata con la perdita dei punti in classifica, la fuoriclasse polacca è stata chiamata a scontare una squalifica di un mese a causa della "contaminazione" che ha portato alla positività al test antidoping. Per quanto i due casi possono esser simili, esistono profonde differenze che hanno spinto l'ITIA a emettere sentenze differenti e molto si basa sulla negligenza commessa direttamente dalla tennista e sulla modalità di assunzione del prodotto.
Nel caso di Sinner, l'azzurro è entrato in contatto con il clostebol a causa del fisioterapista Giacomo Naldi che, feritosi al dito della mano con cui effettuava i massaggi sul corpo del 23enne di Sesto Pusteria, aveva fatto un uso personale del Trofodermin che conteneva il principio attivo incriminato. Per questo motivo il tribunale indipendente chiamato a giudicare Sinner ha quindi ritenuto che il numero 1 della classifica ATP non avrebbe potuto sapere di esser stato "contaminato" dal Clostebol, venendo di fatto scagionato a tutti gli effetti da ogni colpa.
Situazione diversa per Swiatek che ha assunto trimetazidina attraverso l'utilizzo di LEK-AM, un integratore di melatonina che la numero 2 del ranking WTA assume da anni per combattere il jet-leg. Come riportato dal Corriere dello Sport, la polacca non ha immediatamente individuato la fonte della contaminazione presentando la documentazione soltanto il 26 settembre, oltre un mese dopo il test incriminato, ma soprattutto dopo che la "sospensione cautelare" era già scattata. Il 30 settembre Swiatek ha inviato all'ITIA il prodotto e, attraverso l'analisi di un laboratorio indipendente, è emerso come quel lotto di LEK-AM contenesse la trimetazidina. A rafforzare la propria posizione la polacca ha presentato test antidoping negativi svoltisi dieci giorni prima e due settimane dopo quello incriminato confermando come l'assunzione non fosse intenzionale.
Proprio questo è il punto che la differenzia da Sinner in quanto, secondo l'ITIA, Swiatek avrebbe potuto utilizzare prodotti no-doping oltre a far analizzare il farmaco prima di assumerlo. Per questo motivo è stata confermata la "non intenzionalità" da parte della tennista, ma al tempo stesso è stata contestata la negligenza che ha portato allo stop di un mese con conseguente sorpasso in vetta alla classifica WTA da parte di Aryna Sabalenka.