© Getty Images | Nicola Pietrangeli - 5 (Roland Garros 1959,1960,1961,1964; Wimbledon 1960)
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Il tennista numero uno al mondo affronta la prima semifinale in carriera a New York, ma fuori dal campo si aspettano altre notizie
© Getty Images | Nicola Pietrangeli - 5 (Roland Garros 1959,1960,1961,1964; Wimbledon 1960)
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Sul cemento di New York Jannik Sinner, attuale numero 1 al mondo, affronta per la prima volta in carriera la semifinale allo US Open contro il britannico Draper, ma nelle stesse ore la scadenza del tempo a disposizione di Wada e Nado per appellarsi al Tas di Losanna contro l'assoluzione dell'altoatesino dalle accuse di doping si avvicina e la testa del campione non può essere totalmente libera da pensieri. La Wada aveva comunicato che avrebbe esaminato attentamente la documentazione del caso.
L'Itia (International Tennis Integrity Agency) ha assolto Sinner per assenza di dolo, vittima di una contaminazione con la sostanza proibita avvenuta durante un messaggio del fisioterapista Naldi a Indian Wells.
Wada e Nado si sono presi il tempo per decidere se presentare il ricorso con due scenari possibili. Se le agenzie antidoping, dopo aver consultato la documentazione, decidessero di impugnare l'assoluzione di Sinner il tutto verrebbe spostato in tribunale con una chiusura della questione molto avanti nel tempo. Senza ulteriori comunicazioni, invece, il caso doping per Sinner resterebbe solo un doloroso ricordo.
IL PRECEDENTE DI MARCO BORTOLOTTI
Quello di Jannik Sinner non è stato l'unico caso nel mondo del tennis italiano legato al Clostebol. Il doppista italiano Marco Bortolotti era stato trovato positivo lo scorso novembre e il caso si è risolto velocemente. La sua versione infatti, come quella di Sinner, fu ritenuta credibile dall'Itia. La sua versione corrispondeva con i test di laboratorio fatti. All'epoca Wada e Nado Italia non si appellarono contro l'assoluzione: "Quando i test di laboratorio confermano la versione offerta, difficilmente accade" aveva commentato Bortolotti.