Antonino Morici racconta una storia di riscatto e devozione per lo sport. Dal Molise al bronzo di Tokyo
Si può guarire dal Covid e dalla mononucleosi, si possono superare infortuni ai legamenti del ginocchio e alle costole, si può recuperare da un intervento chirurgico al gomito e alla fine di tutto riuscire a prendere parte all’evento sportivo più importante del mondo. Si può partire dalla palestra di famiglia in Molise, "la regione che non esiste", e arrivare in Giappone, "la culla delle arti marziali", scalando uno ad uno i gradini del ranking internazionale fino a vincere una medaglia olimpica, sovvertendo ogni pronostico e dimostrando che tutto, con sacrificio e passione, è possibile. La storia di Maria Centracchio, bronzo nel judo a Tokyo nella categoria -63 kg, è un'incredibile corsa a ostacoli, iniziata a Rio de Janeiro nel 2016 e conclusa nell’estate del 2021, la più vincente nella storia dello sport italiano.
Tra le quaranta medaglie azzurre della XXXII edizione dei Giochi quella conquistata dall’atleta di Isernia è tra le più significative. Lo testimoniano le parole di Odette Giuffrida, una delle judoka italiane più vincenti di sempre, a cui è affidata la prefazione, e quelle degli altri componenti della spedizione azzurra, impressionati dalla forza di volontà di Maria, che non si è mai arresa nonostante le tante avversità. E che per la prima volta si racconta nel libro di Volturnia Edizioni scritto dal giornalista Antonino Morici, inviato della Gazzetta dello Sport all’Olimpiade di Tokyo.