Il testo di Enrico Camanni, edito da Laterza, ci accompagna in un viaggio indimenticabile sulle vette più suggestive
di Ilaria Pedrali© sportmediaset
Un monito per gli sportivi perché rispettino la montagna, grande Maestra di vita. Questo è il messaggio che lo storico, alpinista e giornalista torinese Enrico Camanni vuole trasmettere nel suo libro “La montagna sacra”. Capire come sia cambiata la montagna negli anni, per amarla e rispettarla. Anche rinunciando a imprese sportive al limite dell’impossibile. Un messaggio che suona strano in un’epoca in cui l’imperativo, nello sport e non solo, è la sfida complicata sfruttando al massimo le proprie forze. Perché le montagne, secondo Camanni, sono fatte anche per essere ammirate, non solo scalate.
Nella “Montagna Sacra” l’autore enuncia una serie di episodi che negli anni hanno trasformato il rapporto che l’uomo ha avuto e ha con la montagna. Partendo dall’iniziativa, un po’ provocatoria, di rendere sacra, e quindi non più scalabile, la vetta del Monveso di Forzo (3322 metri) nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, per arrivare all’analisi delle differenze di approccio alla montagna tra il Trentino e l’Alto Adige, passando per le grandi opere che hanno reso più accessibile l’ascesa in vetta nel corso degli anni (i vari impianti di risalita, le funivie, fino alla pista di bob a Cortina per le prossime Olimpiadi invernali).
Un po’ come nell’Olimpo, luogo sacro perché abitato dagli dei, l’autore del libro è stato tra i promotori della rivoluzionaria idea rendere sacro un monte, dove all’uomo è impedito andare.
Quello di Camanni per la montagna è un amore che permea ogni singola riga del libro. E che si interroga non solo sul rapporto che ciascuno di noi ha con la montagna, ma con l’evoluzione della cultura alpinistica, che negli anni si è votata sempre di più alla spettacolarizzazione e alla competizione.
Una serie di domande emergono dalle 192 pagine di questo libro edito da Laterza: “Le montagne esistono perché noi possiamo scalarle, possiamo camminarci, possiamo sciarci? Ha senso, in un ecosistema così fragile, perseguire un modello di sviluppo fondato sulla crescita, sull’aumento anno dopo anno di turisti e di impianti? Perché altre culture, dall’Himalaya alle Ande, hanno immaginato l’esistenza di montagne sacre, luoghi da cui l’uomo dovesse restare lontano? Cosa ci insegna questa idea di limite?”
“La montagna sacra” è un libro da leggere anche per immergersi in una dimensione altra dalla frenesia del turismo di massa, che ha fatto della montagna uno status symbol accessibile a tutti, non curandosi della natura stessa della montagna. Andare in montagna, per Camanni e per i veri montanari, significa innanzitutto rispettare l’ambiente e i suoi ritmi, le sue leggi.