Dal San Lorenzo all'Italia, la grande passione di Bergoglio per il calcio
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Papa Bergoglio non ha mai negato il tifo per la squadra di Buenos Aires e l'amore per il calcio
di Carlo LandoniPapa Francesco è morto oggi, 21 aprile 2025: aveva 88 anni. Un formidabile alleato per costruire la pace, questo ha sempre rappresentato lo sport per il Pontefice. Ogni disciplina sportiva come una parabola per allenare i valori morali di ogni individuo. Lo sport è lealtà, antitesi delle scorciatoie e delle tentazioni della vita. È talento che va allenato, custodito, come nella vita. È fatica, che non pesa se si riesce a guardare oltre le apparenze.
Lo sport è spirito di gruppo, è riscatto, offri un pallone a chi è povero e ti mostrerà la sua sete di redenzione sociale. Come Maradona, davanti a lui persino il Dios argentino del calcio, aveva riabbracciato la vera fede. “Mi ero allontanato dalla Chiesa, ma con Francesco è diverso”, sentenziò emozionato il Pibe. Nella Buenos Aires degli anni 40, quartiere di Boedo, da ragazzino Jorge Bergoglio giocava per strada con una pelota de trapo, un pallone di stracci, quello di cuoio costava troppo. Pata dura, gamba dura, lo chiamavano, per questo lo misero in porta. Poi la domenica con la famiglia andava al Viejo Gasometro a tifare San Lorenzo de Almagro, in quello stadio da tifoso festeggiò nel 1946 il campionato vinto dai cuervos. Ha giocato anche a basket, perché il padre Mario era un talento della squadra di pallacanestro. Nel giorno della sua elezione a Pontefice, il 13 marzo 2013, dalle parti di Boedo comparve subito la tessera numero 88235 appartenente a Jorge Mario Bergoglio, sufficiente da quelle parti per urlare con orgoglio a tutto il mondo che il Papa "es cuervo", tifoso cioè del San Lorenzo. Davanti a Papa Francesco con devozione si è mostrato tutto il mondo dello sport, un’occasione per il Santo Padre per allenarne l’umiltà e la semplicità, per fare di ciascun campione un messaggero dei valori sportivi più profondi.
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