Nasce un fronte comune che chiede il rispetto della dignità di atleti e staff
Dalla SuperLega alla Serie A3, con personaggi di spicco tra cui Juantorena, Travica, Sottile e non solo: il volley maschile fa quadrato e unisce le forze come non mai. Una presa di coscienza nata non tanto dal taglio dei compensi imposto dalla Lega (30% per la SuperLega, 25% per A2 e A3), quanto dalla quasi assente considerazione riservata alle proprie richieste in fase di trattativa (“Calpestata la nostra dignità”).
Da qui è insorta una civile protesta sui social a colpi di hashtag come #IlMioSportÈIndifferente, con cui atleti e staff tecnici hanno lanciato un concreto segnale di unione: "Noi ci siamo e chiediamo di essere ascoltati", se volessimo tradurre i fatti in parole. Non con intenti polemici, ma con la volontà di far valere la propria posizione e dignità.
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E perché no, questa ritrovata intesa potrebbe gettare le basi per la nascita di un'associazione dei giocatori, che permetterebbe a quest'ultimi di essere adeguatamente rispettati e rappresentati in occasione di futuri tavoli di trattativa. Lo ammette anche Giorgio De Togni, veterano di Serie A tra i più impegnati in questa causa: "Non è semplice, ma ci stiamo lavorando. Abbiamo voluto lanciare un segnale perché a parole non si percepisce quanto sia forte questa unità. C'è terreno fertile per creare questa associazione: lo faremmo per avere voce in capitolo ed essere legittimati".
Un'idea sposata anche da Luca Vettori, opposto dell'Itas Trentino, sulla propria pagina Facebook: "Senza una coordinazione e una solidarietà di categoria i pallavolisti non riusciranno a far valere la propria opinione. [...] La classe dei pallavolisti ha bisogno di organizzarsi collettivamente e avere coscienza del destino comune di tutti i suoi membri".
Qualcosa sta cambiando nel volley maschile, ed è un moto che nasce dal cuore degli atleti stessi. Ripartire da questa unione per cercare di far pesare il meno possibile questa crisi economico-sanitaria sulle sorti del movimento pallavolistico.